Tolkien e l'anello "di destra": storia di una mistificazione.

Commento di Francesco Longo

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  1. thelordoftherings
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    (commento al libro L’anello che non tiene. Tolkien fra letteratura e mistificazione)

    Come mai, e a partire da quando, il mondo di Tolkien è diventato bandiera della destra? Cosa lega le croci celtiche, le poesie di Gandalf, gli hobbit (e in generale la letteratura fantasy) ai movimenti di destra anche estrema? Il Signore degli Anelli da che parte bisogna leggerlo?

    L’anello che non tiene (appena edito da minimumfax) è un libro che, come scrive Andrea Cortellessa nella postfazione, passa “il rasoio ermeneutico sull’immondizia incrostatasi su Tolkien”. La sfida dei due autori (Lucio Del Corso e Paolo Pecere) è infatti proprio quella di riattraversare le fasi della ricezione dell’opera di Tolkien in Italia e capire come è avvenuta l’appropriazione interpretativa di questo autore, come ne è nata la sua mislettura e perché se ne è fatto un uso strumentale, politico e ideologico.

    Il libro (intelligente, ben documentato e con tesi argomentate quasi sempre in modo convincente) smonta con lucidità i miti che deformano lo spirito originario di Tolkien. Un esempio per tutti? Un circolo di Azione Giovani utilizza in un volantino lo slogan ambiguamente razzista “Civiltà è difesa delle proprie radici” illustrandolo con la compagnia dei personaggi tolkeniani. Ma a ben vedere però, la compagnia che compare è composta da almeno quattro razze diverse: hobbit, nani, elfi e umani (icona massima di multietnicità e multicultura).

    La lettura di questo saggio (molto agile nonostante la scrittura assai dotta) è mossa da aneddoti attraenti catturati durante questa strana indagine. Si trovano tra le curiosità: cronache dei Campi hobbit (il primo Campo del 1977 con presenti Gianfranco Fini e Marcello Veneziani); una circolare di Almirante scritta con lo scopo di frenare la diffusione della croce celtica come simbolo della destra; un’intervista degli autori a Cossiga che qui dichiara: “la destra in Italia non ha una sua cultura”; e stralci di carteggi e scritti di Tolkien in cui, circa la presenza nella sua opera di significati profondi o messaggi, dice: “l’opera non ne ha alcuno, nelle intenzioni dell’autore. Non è allegorica né riguarda temi di attualità”.

    I maniaci di teorie letterarie, a fine libro, resteranno inchiodati allo scacco della postfazione, tutti lì bloccati a chiedersi cosa resta però di un testo una volta asciugato dalle sue interpretazioni (esistono i testi? o non esistono invece soltanto le loro interpretazioni? Da che parte stare?). Per tutti gli altri invece i due autori (la strana coppia di un paleografo greco e un filosofo) si ritroveranno contagiati dalla loro evidente passione per il mondo tolkeniano, dal loro giusto fastidio verso le mistificazioni e verso letture superficiali e tendenziose.

    Per essere il loro primo libro a quattro mani, il tandem tiene.

    Edited by ;Fairytale» - 13/5/2023, 17:33
     
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