Posts written by ;Fairytale»

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    Adar è un individuo misterioso, capo degli Orchi delle Terre del Sud. Assomiglia a un Elfo, ed è venerato dagli Orchi, tanto che alcuni tra gli Elfi Silvani si sono chiesti se potesse essere una manifestazione di Sauron. Sotto il suo comando, un grande contingente di Orchi distrusse gli insediamenti della Gente del Sud, schiavizzando la popolazione.

    Il personaggio di Adar non appare nelle opere di J.R.R. Tolkien ed è stato creato appositamente per la serie TV Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere. Adar è interpretato da Joseph Mawle.

    Etimologia
    Adar significa "padre" in Sindarin. Ciò significa che probabilmente gli orchi considerano Adar non solo come comandante, ma anche come padre spirituale.

    Storia

    Adar
    Mentre Arondir viene bloccato a terra, un Uruk dice a un altro di chiamare Adar. All'arrivo di Adar, gli Orchi si inchinano a lui e intonano il suo nome.

    La grande onda
    Adar si occupa brevemente di Magrot, ferito durante il tentativo di fuga dei prigionieri. Dopo aver posto fine alla sua sofferenza, parla con Arondir, raccontandogli in modo criptico di grandi bugie radicate nel profondo della Terra di Mezzo che devono essere rivelate e lasciando senza risposta la domanda di Arondir su chi sia. Adar decide di inviare Arondir a Ostirith con un messaggio per la Gente del Sud: devono rinunciare alla rivendicazione delle loro terre e giurare fedeltà a lui.

    Separazioni
    Adar è all'aperto e osserva il sole affermando che a breve sparirà, allusione all'attacco che sta organizzando. In seguito, un gruppo di uomini della Gente del Sud abbandona la torre di Ostirith per giurare fedeltà ad Adar, che credevano essere Sauron, ma scoprono che non è così.

    Udûn
    Dopo un assalto a Ostirith e la battaglia al villaggio di Tirharad, Adar riesce finalmente ad ottenere la Spada Nera. Tuttavia, la cavalleria dell'esercito Númenóreano arriva improvvisamente, invadendo il villaggio e sottomettendo gli Orchi. Adar consegna di nascosto la Spada Nera al suo servitore, Waldreg, e poi fugge a cavallo. Dopo un inseguimento, Halbrand e Galadriel lo catturano e lo interrogano. In momenti diversi, entrambi impediscono all'altro di ucciderlo. Adar racconta all'Elfa delle sue origini di Moriondor e afferma di aver sconfitto Sauron con le sue stesse mani. Dopo che Halbrand chiede ad Adar: "Ti ricordi di me?", Adar gli chiede chi sia, ma Halbrand non risponde.

    Nel frattempo, Waldreg si reca su ordine di Adar ad Ostirith e attiva con la Spada Nera un meccanismo che apre la diga vicina. La rete di tunnel scavata dagli Uruk si riempie di acqua, convogliandola e riversandola nella camera magmatica sotto l'Orodruin. Il vulcano erutta sostanzialmente per la prima volta, ricoprendo le Terre del Sud con una nube di fumo e cenere che oscura il Sole. Mentre tutti cercano riparo, Adar riesce a liberarsi e a fuggire.

    L'occhio
    Nelle Terre del Sud devastate dall'eruzione, Waldreg e gli Uruk salutano Adar come "Signore delle Terre del Sud", prima che Adar dica che la regione avrà un nuovo nome. È implicito che sarà rinominata Mordor.

    Carattere
    Adar è uno degli elfi che Morgoth ha "torturato" e "contorto" in "una nuova e rovinata forma di vita" nei Tempi Remoti. Galadriel defnisce quegli Elfi come i primi orchi, i "Moriondor, i Figli dell'Oscurità".[2] Adar preferisce il nome di Uruk e difende il diritto dei suoi figli a vivere e avere una casa, affermando che anche gli orchi siano creazioni dell'Uno, il Signore del Fuoco Segreto. Secondo Adar, gli Orchi hanno nomi e cuori, proprio come qualsiasi altra creatura.
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    Bronwyn è una donna della Gente del Sud, guaritrice del antico villaggio di Tirharad. Bronwyn ha un figlio, Theo, e intrattiene una relazione con l'elfo silvano Arondir.

    Il personaggio di Bronwyn non appare nelle opere di J.R.R. Tolkien ed è stato creato appositamente per la serie TV Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere. Bronwyn è interpretata da Nazanin Boniadi.

    Storia

    Separazioni
    Bronwyn arringa gli uomini della Gente del Sud radunati a Ostirith chiedendo di combattere il nemico, ma metà di loro viene colta dalla paura e decide di lasciare la torre per sottomettersi ad Adar. Quando scopre della spada rinvenuta da Theo, Bronwyn ci ripensa e fa per andarsene anche ma, ma viene convinta da Arondir a lottare.

    L'occhio
    Dopo l'eruzione del vulcano a Udûn, Bronwyn riesce a fuggire con Arondir fino al campo dei sopravvissuti. Theo riesce a fare lo stesso grazie alla comandante Galadriel riabbracciando la madre. In seguito, i sopravvissuti della Gente del Sud, guidati da Bronwyn e Arondir, decidono di rifarsi una nuova vita presso Pelargir.
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    Curatore: Tom Grimm
    Editore: Magazzini Salani
    Anno edizione: 2023
    In commercio dal: 31 gennaio 2023
    Pagine: 160 p., ill. , Rilegato
    Età di lettura: Da 10 anni
    EAN: 9791259572073

    Grazie a questo volume potrete sperimentare oltre 60 squisite ricette direttamente dalla Terra di Mezzo!


    Da Hobbiville a Mordor, oltre 60 ricette ispirate alla Terra di Mezzo. Colazione, seconda colazione, spuntino di metà mattina, pranzo, tè del pomeriggio, cena, spuntino serale. Poche altre opere della letteratura mondiale sono amate e apprezzate come i grandi classici fantasy di J. R. R. Tolkien. L'universo deIl Signore degli Anelli e de Lo Hobbit è costellato di eroi epici, luoghi e avventure eccezionali, e anche di prelibatezze culinarie! Vi siete mai chiesti che sapore hanno il Pan di via elfico, il famoso dolce di semi di Bilbo o lo stufato di coniglio di Sam? E se la zuppa di patate della locanda del Puledro Impennato è davvero così deliziosa come dicono? Grazie a questo volume potrete sperimentare oltre 60 squisite ricette direttamente dalla Terra di Mezzo! Età di lettura: da 10 anni.


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    Autore: Paolo Nardi
    Editore: Fede & Cultura
    Anno edizione: 2023
    In commercio dal: 1 settembre 2023
    Pagine: 256 p., Brossura
    EAN: 9791254780947

    La Terra di Mezzo è la trasposizione di quello che J.R.R. Tolkien intendeva per mondo secondario: un universo vero ed esplorabile che offre a tutti una chiave di lettura della nostra realtà. Questo libro indaga alcuni aspetti relativi al campo di studio dell'autore del signore degli anelli: la riscrittura creativa delle fonti medievali, il legame fra mito e linguaggio, la trasmissione di testimonianze orali e scritte, la mediazione di vari curatori, la compresenza di vari punti di vista, la creazione di libri immaginari attraverso le leggi della vera critica testuale. Non mancano questioni irrisolte legate all'aspetto di determinati personaggi o a problemi come la natura della magia, la concezione del potere e l'irredimibilità degli orchi.


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    Uno degli elementi che caratterizzano fortemente il fantasy tolkieniano è sicuramente la presenza delle canzoni.
    Le canzoni sono sempre presenti nei racconti di Tolkien e rappresentano una componente fondamentale della vita di tutti i popoli di Arda. Dai saggi elfi ai semplici hobbit, infatti, è fortemente diffuso cantare (e comporre) canzoni con gli obiettivi più disparati: dai racconti delle grandi saghe e leggende alle semplici canzoni da bagno o da passeggiata.

    Un lettore che si approccia appena alle opere tolkieniane potrebbe chiedersi come mai ritroviamo così tante canzoni, specialmente ne Il Signore degli Anelli, all’apparenza così banali e di scarsa importanza; tuttavia non lo sono affatto. Il Professore, infatti, fa spesso uso delle canzoni per rendere più completa l’immersione del lettore nelle diverse culture che lui stesso ha creato.

    Le canzoni descrivono, in qualche modo, il popolo che le ha composte poiché, all’interno di esse, è possibile riconoscerne i tratti distintivi. Leggendo una canzone elfica si noterà subito come essa appare leggiadra, antica e solenne mentre soffermandosi su una canzone hobbit si proveranno prontamente le sensazioni di calore e spensieratezza unite al tipico legame che gli hobbit hanno con il cibo e la casa.

    All’interno dei suoi racconti, inoltre, Tolkien conferisce sempre un certo potere alle canzoni, potere che si manifesta sotto svariate forme. Le canzoni, infatti, possono intervenire direttamente o indirettamente all’interno di alcuni eventi.

    Nel primo caso basti pensare alle disavventure dei quattro giovani hobbit nei Tumulilande; questi, infatti, sarebbero caduti già per mano degli Spettri dei Tumuli se Frodo non avesse cantato la strofa che poco tempo prima aveva udito da Tom Bombadil:

    «Oh! Tom Bombadil, Tom Bombadillo! Nell’acqua, bosco e colle, tra il salice e il giunchiglio, Con fuoco, sole e luna, ascolta il mio richiamo! Vieni, Tom Bombadil, del tuo aiuto abbisognamo!»


    In questo caso la canzone ha il potere di evocare Bombadil stesso che utilizza proprio una canzone per salvare e risvegliare gli hobbit.
    Nei campi del Pelennor, invece, le canzoni assumono un ruolo indiretto ma non meno importante: tengono alto il morale dei Cavalieri di Rohan nonostante debbano affrontare una innumerevole quantità di nemici: “[…] e la loro musica era pari a tempesta sulla pianura e tuono sulle montagne”. ¹

    Allo stesso modo lo spossato Sam, durante la ricerca di Frodo all’interno di Cirith Ungol, inizia a cantare per disperazione ma subito dopo sente tornare forza e determinazione: “E poi, improvvisamente, una nuova forza sorse in lui, e la sua voce squillò, mentre le parole sgorgarono spontanee adattandosi al semplice motivo.

    […] Del mio viaggio la fine è arrivata, delle tenebre orribile è il peso, ma oltre torre alta e alata, oltre monte e pendio scosceso, sulle ombre il Sole si è alzato e le Stelle brillano in cielo. Non dirò che il giorno è passato, che le Stelle portano un velo”.


    Le canzoni, dunque, oltre ad essere un ponte tra il lettore e i popoli di Arda, aiutando il primo a comprendere pienamente i secondi, sono spesso cruciali per la risoluzione di determinati eventi che, senza di esse, avrebbero avuto un ben triste epilogo. Esse rappresentano, quindi, un essenziale e imprescindibile elemento narrativo del legendarium tolkieniano.


    Copyright di © Tolkien Italia
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    «Stella di Radianza», nome con cui fu in seguito conosciuto Ereinion figlio di Fingon. Dopo la morte di Turgon divenne l'ultimo Re Supremo dei Noldor nella Terra-di-mezzo, e restò in Lindon dopo la fine della Prima Età; con Elendil, capo dell'ultima Alleanza tra Uomini ed Elfi, assieme a lui ucciso in combattimento con Sauron.
    Il suo nome significa "Stella raggiante", e inoltre le parole da La Caduta di Gil-galad ricordano: "Le innumerevoli stelle della volta celeste / si rispecchiavano nel suo scudo argentato" , è quindi naturale che lo stemma di Gil-galad mostri un cielo stellato. E' arduo dire quante sono le "punte" che raggiungono il bordo, ma il suo rango dovrebbe concederne almeno quattro.


    Copyright di © La barriera

    Edited by ;Fairytale» - 23/10/2023, 08:41
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    Una Maiar che serviva sia Vana che Este; visse a lungo a Lórien, curando gli albere che crescono nel giardino di Irmo.
    Lasciò Valinor e giunse alla Terra-di-mezzo; in seguito sposò Re Thingol nel Doriath, attorno al quale stese una cintura di incantesimi, la Cintura di Melian; Era madre di Lúthien e antenata di Elrond ed Elros
    La Maiar del Doriath s'è assegnata uno stemma complesso, molto diverso da qualsiasi altro stemma maschile o femminile. Al suo interno si trovano sia stelle che figure simili a fiori, riflettendo gli stemmi sia di Elwe (suo marito) che di Lúthien (sua figlia). Esso potrebbe anche richiamare (o, in verità, essere) il suo sigillo, che fu "un singolo fiore di Telperion". All'interno del cerchio che la contraddistingue come femmina si nota anche una losanga, che è di solito il blasone degli stemmi maschili. Questo potrebbe simbolizzare la sua capacità come Maia di determinare da sé il proprio "abbigliamento" corporale e quindi il sesso.


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    Edited by ;Fairytale» - 23/10/2023, 08:41
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    Elfo Silvano, Re degli Elfi Silvani nel nord della Grande Foresta Verde (Bosco Tenebroso o Bosco Atro); padre di Legolas, che apparteneva alla Compagnia dell'Anello. Un tempo aveva vissuto con Thingol e Melian, per questo la sua casa ricordava Menegroth.

    Amava molto le cose preziose, specialmente gemme bianche ed argento. La sua corona era (almeno all'approssimarsi dell'autunno) di bacche rosse e foglie.

    Catturò Thorin Scudodiquercia e i Nani a suo seguito durarante la loro missione.

    Dopo il crollo della Torre Oscura, e la morte di Sauron, il popolo di Thranduil, dovette vedersela con gli ex-alleati di Sauron orami in preda alla disperazione. Tutto il suo reame fu invaso, ma dopo una lunga battaglia ne uscì vittorioso e estese i suoi domini fino alle montagne a settentrione della foresta.


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    Edited by ;Fairytale» - 23/10/2023, 08:40
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    Detta Celebrindal « Piè d'Argento »; figlia unica di Turgon ed Elenwë; sposa di Tuor, madre di Eärendil con il quale fuggi da Gondolin raggiungendo le Bocche di Sirion; da qui partì con Tuor per l'Ovest.
    Lo stemma di Idril Celebrindal rivela un motivo simile a un fiordaliso. A quanto pare Idril venne particolarmente associata a questo fiore, probabilmente a motivo della sua chioma dorata che ricordava il grano dorato. Un'iscrizione trovata assieme allo stemma riporta Menelluin Írildeo Ondolindello ("Fiordaliso di Idril da Gondolin"; Írilde è una Quenyaizzazione del nome di Idril). E' possibile che Menelluin (letteralmente "blu-cielo") fosse il nome, o designazione, dello stemma. In esso, dodici punte raggiungono il bordo del cerchio, suggerendo il rango corrispondente alla figlia di un Alto Re.
    Lo stemma di Idril venne conservato e portato da Gondolin a Númenor, dove divenne l'ispirazione di molti motivi similari dei Númenoreani. Esso venne quindi portato a Gondor da Elendil. Nonostante Gondolin sia nota aver avuto le proprie specifiche tradizioni araldiche, queste non si applicano a questo stemma, il che potrebbe indicare che l'usanza fosse riservata alle Dodici Casate della città.


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    Edited by ;Fairytale» - 23/10/2023, 08:40
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    La figlia di Re Thingol e di Melian la Maia, che, dopo la conclusione della Cerca del Silmaril e la morte di Beren, scelse di divenire mortale come questi e di condividerne la sorte. Lúthien Tinúviel è l'unica persona nota per aver avuto due distinti emblemi araldici; entrambi sono basati su modelli floreali. Il primo mostra il bianco niphredil che crebbe alla sua nascita (esso è stato descritto come un delicato bucaneve). Il secondo probabilmente contiene al centro un elanor . Le stelle in questo stemma richiamano quelle presenti nello stemma di suo padre Thingol . Ad un primo sguardo è difficile dire se esiste qualche "punta" che raggiunge il bordo, ma probabilmente esse dovrebbero essere non più di quattro in entrambi gli stemmi. Nel primo stemma esse puntano nei punti cardinali nord-est, nord-ovest, sud-est, sud-ovest. Nel secondo, le sole cose simili a "punte" sono i fiori bianchi, ciascuno dei quali potrebbe simbolizzare una punta. Questo dovrebbe darle il giusto rango di principessa del Doriath.


    Copyright di © La barriera

    Edited by ;Fairytale» - 23/10/2023, 08:40
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    Quasi tutti sono irriconoscibili ahahahah ottimo lavoro con trucco e parrucco!
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    A differenza tua, ero convinta fosse presente nel libro (avendola vista nel film). Poi però quando l'ho letto, ci sono rimasta malissimo nel non vedere personaggi femminili, tra cui Tauriel. Partendo da ciò, posso dire che hanno saputo integrarla perfettamente all'interno della trama smorzandola dalla monotonia maschile! Ci voleva proprio
    Concordo sul fatto che meritava un lieto fine 3_3
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    Ambientato “in terra di Bretagna oltre le onde” nell’epoca della cavalleria, Il lai di Aotrou e Itroun narra di una coppia di nobili bretoni che non riescono ad avere figli. Aotrou cerca di porre così l’aiuto di una pozione magica ottenuta da una strega. Quando la pozione ha successo e Itroun partorisce due gemelli, la strega, che è in realtà una fata maligna, torna a chiedere come compenso per i suoi servigi l’amore di Aotrou: ma lui è deciso a non tradire i voti matrimoniali e andrà incontro a un triste destino. Originati dalla parte più oscura della fantasia di Tolkien, Il Lai di Aotrou e Itroun e le due poesie più brevi qui proposte che ne costituiscono il punto di partenza sono un’aggiunta importante alla parte del suo canone che non riguarda la Terra di Mezzo, e si pongono accanto alle sue riscritture di miti e di leggende già esistenti, La leggenda di Sigurd e Gudrún, La caduta di Artù e La storia di Kullervo.


    Crediti di © Bompiani
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    Ghân-buri-Ghân è un uomo della stirpe dei Drúedain che visse alla fine della Terza Era nella Foresta Druadana. Capo del popolo dei Drúedain aiutò i Rohirrim ad accorrere in aiuto di Gondor e, con la sconfitta di Sauron, venne ricompensato da Aragorn che proclamò la Foresta Druadana proprietà sua e del suo popolo.

    Etimologia
    Nella lingua dei Drúedain il suo nome significa "Ghân figlio di Ghân".

    Descrizione
    Ghân-buri-Ghân viene descritto ne Il Signore degli Anelli come una creatura bizzarra e poco attraente: egli appare anziano e tarchiato, con gambe corte e braccia grasse e goffe, bitorzoluto, con una rada barba sparpagliata sul mento e abbigliato solo con un po' di erba attorno alla vita. Il suo viso è piatto e i suoi occhi piccoli e scuri. Ha una voce profonda e gutturale e parla l'Ovestron con difficoltà.

    Biografia
    Ghân-buri-Ghân nacque sul finire della Terza Era da Ghân del popolo dei Drúedain, di cui divenne capo alla morte del padre. Durante la Guerra dell'Anello s'incontrò con Théoden di Rohan, che con il suo esercito marciava verso Minas Tirith avvertendolo che sulla strada per Gondor vi era un esercito più numeroso del suo che non gli avrebbe permesso di giungere in tempo per salvare la città. Si offrì dunque di guidare l'armate dei Rohirrim attraverso la Foresta Druadana, chiedendo in cambio che le genti di Rohan smettessero di molestare il suo popolo e di uccidere tutti gli Orchi (da lui chiamati gorgûn). Théoden accettò e Ghân e il suo popolo condussero i Rohirrim per strade sicure permettendogli di giungere non visti in prossimità del Rammas Echor; in seguito tesero un'imboscata ad un esercito di Esterlings che giungeva da nord, uccidendoli tutti ed impedendo che prendessero alle spalle gli Eserciti Liberi. A seguito della sconfitta di Sauron Re Elessar donò i territori della Foresta Druadana a Ghân e alla sua gente, proclamando che nessun mortale avrebbe dovuto mettervi piede senza il loro permesso.

    Edited by ;Fairytale» - 7/12/2023, 11:13
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    L'Esercito dei Morti è un antico esercito di Uomini che, in seguito a una maledizione, divennero morti viventi e spiriti privati del riposo eterno. Questo esercito si stabilì sui Monti Bianchi, nei pressi di quello che in seguito divenne noto come Dunclivo e costruì quello che fu poi conosciuto come Sentiero dei Morti e lì rimase in attesa che giungesse qualcuno in grado di liberarli dalla loro maledizione.

    Nomi
    Quello di Esercito dei Morti è il nome che viene utilizzato unicamente nel terzo film della Trilogia dell'Anello. Nel libro essi vengono chiamati con diversi nomi: Uomini delle Montagne (prima della maledizione di Isildur), Spergiuri, Morti di Dunclivo, Morti senza pace, Grigia Schiera, Schiera dell'Ombra, Uomini dell'Ombra, Ombre degli Uomini.

    L'Esercito dei Morti era originariamete un esercito di uomini, che avevano giurato a Isildur di venire in aiuto di Gondor in caso di bisogno. Tuttavia durante la Guerra dell'Ultima Alleanza quando furono convocati dal Re per respingere l'assalto di Sauron, che durante gli Anni Oscuri avevano adorato come un dio, essi non risposero e fuggirono.

    Isildur dunque li maledì per la loro vigliaccheria condannandoli a non essere in pace né da vivi né da morti. Questa maledizione li condannò dunque a non poter godere del riposo eterno e, una volta che fossero morti, a rimanere nel mondo dei vivi in qualità di spiriti finché il legittimo Re o uno dei suoi eredi non li avesse obbligati a rispettare il giuramento.

    Per secoli dimorarono sui Monti Bianchi nel Sentiero dei Morti, uscendone di tanto in tanto per recarsi alla Roccia di Erech; ciò creò attorno a loro un'aura di paura e terrore che rimase ben viva nella popolazione di quella regione che, nei periodi di luna piena, sbarrava le porte e non ne usciva se non quando il sole era ben alto nel cielo.

    La venuta dell'erede di Isildur
    Durante la Guerra dell'Anello nell'anno 3018 TE Aragorn, assieme alla Grigia Compagnia e ai compagni Legolas e Gimli, su suggerimento Elrond attraversò il Sentiero dei Morti e convocò gli spiriti alla Roccia di Erech di Morthond.

    "Proprio a quella roccia giunse la compagnia nel mezzo della notte, e si arrestò. Allora Elrohir diede ad Aragorn un corno d'argento ed egli lo suono; a coloro che si trovavano nelle vicinanze parve di udire il suono di altri corni rispondere, come un eco in profonde e lontane caverne. Non udirono però altri rumori , pur essendo consci della presenza di un grande esercito radunato intorno al colle. Un vento gelido come il respiro di fantasmi veniva dalle montagne. Allora Aragorn smontò e in piedi, accanto alla Roccia, gridò con voce possente: «Fedifraghi, perché siete venuti?» Si udì una voce rispondergli nella notte come da molto lontano: «Per mantenere il nostro giuramento e avere pace». Allora Aragorn disse: «É giunta infine l'ora. Io vado a Pelargir sull'Anduin, e voi mi seguirete. E quando da questa terra saranno spazzai via i servitori di Sauron, considererò mantenuto il giuramento ed avrete pace e riposo eterno. Perché io sono Elessar, l'erede di Isildur di Gondor»."

    — Il Signore degli Anelli, libro V, cap. II, "Il Passaggio della Grigia Compagnia".

    Dopo averli arringati, promise di sciogliergli dalla maledizione se avessero marciato con lui alla volta di Pelargir per liberarla dall'assedio dei Corsari di Umbar.

    I Morti accettarono e, assieme ad Aragorn, attraversarono la regione di Morthond, gettando nel panico la popolazione, e giunsero alla città assediata dove presero parte alla Battaglia di Pelargir disperdendo i nemici che, per ironia della sorte, caddero vittima delle loro stesse armi, la paura e il terrore, e fuggirono o morirono di paura. Per il loro contributo Aragorn li liberò dalla maledizione ed essi poterono finalmente riposare in pace.

    Adattamenti

    Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re (2003)
    L'Esercito dei Morti appare anche nell'ultimo film della Trilogia di Peter Jackson anche se con vistose differenze rispetto al libro.

    Aragorn, Gimli e Legolas si recano a Dunclivo assieme all'Esercito di Rohan per cavalcare assieme a Théoden alla volta di Gondor, ma a seguito delle esortazioni di Elrond, giunto a Dunclivo per consegnare Andúril a Aragorn, si addentrano da soli nel Sentiero dei Morti (viene dunque omessa la Grigia Compagnia).

    I Morti inizialmente sono riluttanti a seguire Aragorn che affronta pure con la spada il loro Re, personaggio mai apparso nei libri, per obbligarlo a seguirlo. In seguito però i Morti decidono di combattere al suo fianco, ma viene omessa la Battaglia di Pelargir e, anziché con gli uomini dei Feudi del Sud, Aragorn giunge nel Pelennor con l'Esercito dei Morti, capovolgendo le sorti della battaglia.
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