Beren e Lúthien

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    Beren e Lúthien è un romanzo postumo scritto da J. R. R. Tolkien, ambientato nell'universo immaginario fantasy della Terra di Mezzo. Il romanzo, curato dal figlio dell'autore Christopher Tolkien, narra la storia d'amore e le avventure dell'uomo Beren e dell'immortale fanciulla elfica Lúthien.

    Tolkien ha scritto diverse versioni della loro storia, l'ultima delle quali si trova nel Silmarillion, ed è menzionata anche nel Signore degli Anelli. La storia si svolge durante la Prima Era della Terra di Mezzo, circa 6.500 anni prima degli eventi narrati nel Signore degli Anelli.

    La storia narra di come Beren, figlio di Barahir, estrasse un Silmaril dalla corona di Morgoth per chiedere la mano di Lúthien, figlia del re degli elfi Thingol e della Maia Melian. Durante l'impresa, Beren rimase ucciso a causa delle ferite riportate dallo scontro con Carcharoth, il lupo di Angband, ma i Valar gli concedettero di ritornare nella Terra di Mezzo, commossi dall'amore della sua amata Lúthien, la quale chiese di rinunciare alla sua immortalità per vivere con lui. Così Beren e Lúthien vissero in solitudine a Tol Galen in Ossiriand, fino alla fine dei loro giorni.

    Sviluppo dell'opera
    La prima versione della storia fu scritta nel 1917 con il titolo Il racconto di Tinúviel e pubblicata nei Racconti perduti. Durante gli anni '20, Tolkien cominciò a rimodellare il racconto e lo trasformò in un poema epico che intitolò Il Lai di Leithian, che rimase incompiuto poiché la stesura fu interrotta poco dopo l'inizio del quattordicesimo canto dei diciassette totali che erano stati pianificati.

    Dopo la morte dell'autore, Il Lai di Leithian fu pubblicato ne The Lays of Beleriand insieme ad altri poemi incompiuti. L'ultima versione del racconto in prosa fu inserita ne Il Silmarillion e viene raccontata da Aragorn ne La compagnia dell'Anello. Il racconto di Aragorn e Arwen, presente nelle appendici del Signore degli Anelli, funge da sequel di questa storia, infatti sia Aragorn che Arwen erano discendenti di Beren e Lúthien.

    Ispirazione
    Il racconto di Beren e Lúthien venne considerato da Tolkien come il centro del suo legendarium. La storia dei due personaggi, infatti, rifletteva l'amore di Tolkien e di sua moglie Edith. In particolare, pare che Edith abbia danzato per Tolkien in una radura fiorita e questo evento ispirò l'immagine dell'incontro tra Beren e Lúthien. Inoltre, la famiglia di Edith inizialmente non approvò il matrimonio con Tolkien, poiché questi era cattolico, analogamente la famiglia di Lúthien non accettò Beren. Tolkien era talmente legato a questo parallelismo che sulla lapide della tomba dei coniugi Tolkien fece aggiungere i nomi di Beren e Lúthien, riferiti a sé stesso e alla moglie Edith.

    Il racconto di Beren e Luthien condivide anche degli elementi con altri racconti popolari. Ad esempio, con il racconto gallese Culhwch e Olwen, forse la principale fonte di ispirazione; e con la fiaba dei Fratelli Grimm I tre capelli d'oro del diavolo. La caccia al lupo Carcharoth può essere ispirata alla caccia del cinghiale gigante Twrch Trwyth nel Culhwch e Olwen e ad altre leggende di caccia. La ricerca di uno dei tre Silmaril dalla corona di Morgoth si può ricollegare alla ricerca dei capelli dorati del Diavolo. La sequenza in cui Beren perde la mano tra le fauci di Carcharoth può essere ispirata dal dio Týr e dal lupo Fenrir, personaggi della mitologia norrena. Tolkien ha anche preso ispirazione dalla grande storia d'amore di Romeo e Giulietta.


    Crediti di © Wikipedia
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    Storia
    Beren era il figlio di Barahir ed Emeldir. Fu uno degli uomini della Casa di Bëor del Dorthonion, e il più celebrato eroe della Prima Era. Durante la sua gioventù vi fu la Dagor Bragollach, che determinò la rovina del suo regno. Il giovane Beren visse con suo padre insieme ad undici leali seguaci negli altopiani del Dorthonion, e così vissero da briganti, con grande frustrazione di Morgoth, l'Oscuro Signore di Angband. Ma dopo la rovina della compagnia e la morte del padre, Beren fu costretto a scappare dalla sua terra da Sauron e Draugluin. Così entrò nel Doriath, nascondendosi per molti mesi nei boschi dei sindar; una sera accadde che mentre era in cerca di cibo, essendo affamato da giorni, vide una ragazza solitaria in una radura: era Lúthien, principessa dei Sindar e figlia di Thingol e Melian, mentre felice e sorridente cantava e danzava alla luna, insieme agli uccelli del bosco sotto una limpida volta celeste, e Beren se ne innamorò perdutamente. Lui, non conoscendone il nome, la chiamò a gran voce "Tinùviel, Tinùviel!!!" (usignolo della notte); lei lo sentì e si volse a lui, ma spaventata scappò via; tuttavia, col passare dei giorni, i due si incontravano e avvicinarono sempre di più, finché un giorno si trovarono l'uno di fronte all'altra, e guardandosi negli occhi capirono che i loro destini sarebbero da quel momento stati uniti per sempre. Per molto tempo Beren si nascose nei boschi del Doriath, e lui e Lúthien si incontravano in segreto, dapprima scambiandosi solo sguardi, e poi passando molto tempo insieme. Era un periodo felice per entrambi, e Beren sembrava aver dimenticato le sofferenze che il suo popolo, come tutti i figli di Ilúvatar, stava patendo a causa di Morgoth. Ma questi incontri non rimasero segreti a lungo: infatti Thingol sospettava qualcosa dietro alle lunghe assenze della figlia, e le mise dietro delle guardie, che catturarono Beren e lo portarono a Menegroth, al suo cospetto.

    Lì, Beren si rivelò come erede di Barahir, e davanti allo stupore ed all'orrore generale, dichiarò il suo amore per Lúthien. Tale amore era impossibile, in quanto lui uomo mortale, lei elfa immortale e figlia di Maiar.

    Thingol rifiutò perciò energicamente e con convinzione di concedergli la mano di Lúthien. Ma in cuor suo, sapeva che non poteva andare contro quel destino così impetuoso, e allora pose una condizione in apparenza insormontabile: Lúthien e Beren avrebbero potuto sposarsi solo ed esclusivamente se l'uomo gli avesse portato uno dei Silmaril dalla Corona ferrea di Morgoth. La missione in apparenza era impossibile ma Beren e Lúthien la compirono fino a fondo. In principio, Beren chiese l'aiuto di Finrod Felagund, e lo ottenne, ma furono bloccati da Sauron a Tol-in-Gaurhoth, dove si confrontarono con lui e furono imprigionati. Finrod morì, ma Beren fu salvato da Lúthien, con l'aiuto di Huan, e insieme uccisero Draugluin e Thuringwethil, e usarono le spoglie di questi per penetrare con l'inganno in Angband. Lì giunsero fino al trono di Morgoth, e Lúthien intonò un bellissimo e soporifero canto, che addormentò l'Oscuro Signore. Così Beren staccò con il suo pugnale un Silmaril dalla corona, ma nel tentativo di staccare la seconda gemma, dalla lama si staccò una scheggia che colpì Morgoth sulla gota, il quale lentamente si risvegliò, e il male si scosse nella fortezza. I due, allora, presi dal panico scapparono e giunsero fino alle porte, dove il guardiano, il lupo mannaro Carcharoth - che in precedenza era stato addormentato da Lúthien - ora si era svegliato. Beren tirò fuori il Silmaril e lo rivolse verso il lupo, sperando di allontanarlo, ma Carcharoth spalancò le fauci e mozzò la mano di Beren insieme al gioiello (così fu che Beren venne chiamato Erchamion, il Monco). Il lupo, le cui budella bruciavano della fiamma del Silmaril, impazzì ed iniziò a correre senza sosta, travolgendo e uccidendo chiunque trovasse davanti. Lúthien e Beren vennero poi tratti in salvo dalle aquile di Manwë. Beren allora tornò da Thingol, che vide ciò che era accaduto, e prese parte con lui alla caccia di Carcharoth, insieme a Beleg, Mablung e Huan.

    Quando il lupo fu trovato, Huan, il cane di Valinor, lottò con lui e lo uccise, e a sua volta ne restò ucciso. Ma Beren fu ferito mortalmente da Carcharoth, anche se la missione era compiuta. A quel punto il Silmaril fu tratto da Carcharoth e messo nella mano che restava a Beren. Lui, grazie al contatto col gioiello, tornò in vita e lo consegnò a Thingol, e dopo morì definitivamente. Lúthien non poté reggere un tale dolore e anche la sua anima si allontanò dalla Terra di mezzo. Arrivata alle Aule di Mandos cantò così soavemente che lo stesso Mandos ne fu commosso, e con l'assenso di Manwë consentì a Beren di tornare in vita insieme a Lúthien, che rifiutò l'immortalità solitaria che le era stata concessa per stare, piuttosto, con lui. Così i due vissero nuovamente, e abitarono in Tol Galen in mezzo al fiume Adurant dell'Ossiriand. Lì stettero separati da tutti gli altri mortali; ella sarà l'unica tra il popolo dei Primogeniti a conoscere la vera morte. Beren fu coinvolto negli eventi della Prima Era solo un'altra volta, quando sconfisse i nani che avevano ucciso Thingol e rubato la Nauglamír (e il Silmaril con essa) e stavano devastando ciò che restava del Doriath.

    Lúthien diede a Beren un figlio, chiamato Dior, erede di Thingol, considerato una delle creature più belle che mai vissero, a causa della sua origine umana, elfica e Ainu. Attraverso la sua discendenza, fu preservato il sangue di Beren e Lúthien tra gli eldar e gli edain.

    Passo dell'incontro tra Beren e Luthien
    "Aggirandosi d'estate nei boschi di Neldoreth, si imbatté in Luthien, figlia di Thingol e Melian, ed era sera, nel momento in cui la luna saliva in cielo, e Luthien danzava sull'erba sempre verde nelle radure lungo le rive dell'Esgalduin. Ed ecco il ricordo di tutte le sue sofferenze abbandonò Beren, ed egli cadde in preda ad un incantesimo, poiché Luthien era la più bella di tutti i figli di Iluvatar. Azzurro era il suo abito come il cielo senza nubi, ma grigi i suoi occhi come la sera stellata; il suo mantello era contesto di fiori dorati, ma i capelli erano scuri come le ombre del crepuscolo. Simili alla luce che resta sulle foglie degli alberi, alla voce di acque chiare, alle stelle che stanno sopra le brume del mondo, tali erano il suo splendore e la sua grazia; e il suo volto era luminoso.
    Ma Luthien scomparve alla vista di Beren, il quale divenne sordo come chi sia in preda d'incantesimo, e a lungo s'aggirò per i boschi, selvaggio e vigile come una belva, cercandola. In cuor suo la chiamava Tinuviel, che significa Usignolo, come vien detta nella lingua degli Elfi Grigi questa figlia del crepuscolo, perché non sapeva quale altro nome darle. E la scorgeva lontano come foglia ai venti d'autunno e, d'inverno, una stella sopra un colle, ma una catena gli gravava le membra.
    Vi fu un momento, poco prima dell'alba, la vigilia di Primavera, che Luthien danzava sopra un verde colle; e d'un tratto prese a cantare. Acuto tanto da trapassare il cuore era il suo canto, simile a quello dell'allodola che si leva dalle porte della notte e riversa la propria voce tra le stelle morenti, lei che scorge il sole dietro le mura del mondo; e il canto di Luthien sciolse i vincoli dell'inverno, e le acque gelate parlarono e i fiori balzarono su dalla fredda terra là dove si erano posati i suoi piedi.
    Allora Beren fu liberato dall'incantesimo del silenzio, ed egli la chiamò, invocando Tinuviel; e i boschi eccheggiarono del nome. Luthien si arrestò meravigliata e più non fuggì, e Beren venne a lei."


    Canto di Beren e Luthien
    La Canzone di Beren e Lúthien è un componimento poetico molto antico che narra la storia d'amore tra Beren figlio di Barahir e Lúthien figlia di Melian e Thingol del Doriath durante la Prima Era. Nel libro Il Signore degli Anelli questa canzone verrà cantata da Aragorn agli Hobbit durante la sosta presso Amon Sûl, in Ovestron affinché i quattro amici lo potessero comprendere. Il testo conosciuto parla solo dell'incontro tra Beren e Lúthien nelle foreste del Doriath, ma Aragorn informa gli Hobbit che la canzone è molto più lunga e tratta anche della ricerca del Silmaril.

    Lunghe eran le foglie e l'erba era fresca,
    E le cicute ondeggiavano fiorite e belle.
    Una luce brillava nella foresta,
    Era tra le tenebre un luccicar di stelle.
    Tinúviel ballava nella radura,
    Di un flauto nascosto alla musica pura;
    Una luce di stelle le inondava i capelli
    E la splendida veste, oh Tinúviel!

    Lì giunse Beren dal monte imponente
    E tra le fronde e gli alberi vagabondò disperso,
    E dove il fiume elfico scorre turbolento
    Camminò solitario ed in pensieri immerso.
    Guardando tra le verdi foglie delle foreste,
    Vide con meraviglia dalie dorate
    Ricoprir il manto e la lunga veste
    E la capigliatura bionda come cascate.

    Per incanto i piedi guariti e riposati,
    Che condannati erano ad errare lontano,
    Ripresero il cammino, senza paura né rimpianto,
    E tra i raggi di luna ei giocava con la mano.
    Tinúviel tra i boschi elfici
    Fuggiva con piedi alati
    Lasciandolo senza amici
    Nelle foreste e sui prati.

    Beren sentì un suono puro, sublime e celeste,
    Come di passi e danze pari a petali leggeri;
    E musica vibrava sotto le foreste,
    Cullando il suo cuore triste ed i suoi pensieri.
    Giunse l'inverno e cupi gli alberi e le piante,
    Sospiravano tristi, per il tormento
    Cadevan le foglie con la luna calante,
    La campagna era fredda e gelido tirava il vento.

    La cercò sempre, lei ch'era bella,
    Tra i rami e le foglie e le fronde delle piante,
    Al lume della luna, al raggio della stella,
    Sotto un cielo pallido, ghiacciato e tremante.
    La sua veste fulgeva al bagliore lunare
    Mentre in lontananza sul colle danzava
    Ed ai suoi piedi agili si vedeva brillare
    Una nebbia d'argento ch'ella emanava.

    Passato l'inverno ella tornò a ballare
    E col suo canto giunse la primavera,
    Come una felice allodola o una rondine leggera,
    Ed un fiume che scorre dolce verso il mare;
    E quando ai suoi piedi spunteranno i fiori,
    Ei non desiderò altro che starle accanto,
    Poterla accompagnare nel ballo e nel canto
    Sull'erba fresca dai mille colori.

    Inseguita, di nuovo ella fuggì via.
    Tinúviel! Tinúviel!
    Il suo nome elfico era poesia,
    Ed ella si fermò un attimo ad ascoltare
    Come incantata la voce di Beren
    Che svelto la raggiunse e come per magia
    La vide fra le sue braccia splendere e brillare
    Fanciulla elfica ed immortale.

    Ma dal destino amaro furono separati,
    E vagarono a lungo per monti e pendici
    Tra cancelli di ferro e castelli spietati
    E boschi cupi e tetri e luoghi abbandonati,
    Mentre fra loro erano i Mari Nemici.
    Ma un giorno luminoso si ritrovaron felici,
    Ed assieme partiron, amati e infine uniti,
    Attraverso boschi e campagne fiorite.
    ContactsWeb
     
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