La caduta di Artù

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    La comunità scientifica tolkieniana è in fermento per le indiscrezioni emerse negli ultimi giorni su un nuovo libro di Tolkien che dovrebbe essere pubblicato. Il libro, che dovrebbe chiamarsi “The Fall of Arthur” sembra essere programmato per maggio 2013. Tutto nasce dall’annuncio di un pre-ordine spuntato fuori a sorpresa sul sito francese di Amazon. È possibile che il volume sia curato da Christopher Tolkien, ma non ci sono ancora conferme.

    “The Fall of Arthur” (“La caduta di Arthur”) è un lungo poemetto allitterativa di circa mille versi (si interrompe al verso 954), basato sulle leggende del ciclo arturiano. Tolkien lavorò su questa poesia nei primi anni Trenta e poi ne fece menzione in una lettera del 1955 al suo editore, dicendo: «Scrivo versi allitterativi con gran piacere, benché abbia pubblicato molto poco aldilà dei frammenti contenuti nel Signore degli Anelli, se si eccettua Il ritorno a casa di Beorhtnoth… un dialogo sulla natura dell’“eroismo” e della “cavalleria”. Spero tuttora di finire un lungo poema sulla “The Fall of Arthur” usando la stessa metrica» (Lettere, n. 165).

    Ora sembra che un certo lavoro editoriale sia stato fatto sulla poesia arturiana, anche se non è stato confermato chi abbia svolto il lavoro. Alcune fonti accreditano Christopher Tolkien, mentre altre fonti citano Carl F. Hostetter. Quel che si sa è che “The Fall of Arthur” dovrebbe essere pubblicato il 13 maggio 2013. L’editore elencato è HarperCollins, la casa editrice ufficiale delle opere di Tolkien. Alcuni estratti dalla poemetto sono stati pubblicati nella biografia su JRR Tolkien di Humphrey Carpenter: «I versi del poemetto hanno l’allitterazione, ma non la rima [e] non toccano l’argomento del sacro Graal. Inizia con una rappresentazione individuale della “Morte d’Arthur” di Thomas Malory, in cui il re e Gawain vanno in guerra nelle “terre dei Sassoni”, ma sono richiamati a casa dalla notizia del tradimento di Mordred».

    Prima, Mordred ha un forte desiderio per Guinever (sic):
    His bed was barren; there black phantoms
    of desire unsated and savage fury
    in his brain had brooded till bleak morning.

    Qualche notizia su Guinever :
    …. lady ruthless fair as fay-woman and fell-minded,
    in the world walking for the woe of men

    - che è una reminescenza di una rima di una poesia gallese tradizionale:
    Gwenhwyfar ferch Ogrfan gawr ddrwg yn fechan, waeth yn fawr.
    (Guinever, figlia del gigante Ogvran, cattivo quando era piccolo, peggiore da grande).

    “The fall of Arthur” di J.R.R. Tolkien è ufficiale
    La notizia, anche se solo in sordina era già trapelata e anche noi ne avevamo parlato nel luglio scorso. Ora però è ufficiale: sia la HarperCollins Publishers che la sua “sorella Usa”, la Houghton Mifflin Harcourt, pubblicheranno un nuovo inedito di J.R.R. Tolkien nel 2013. La novità è che “The Fall of Arthur” sarà sicuramente nelle librerie dalla primavera prossima, precisamente il 23 maggio 2013 (e ne sono già state annunciate le traduzioni in francese e spagnolo). Ci sono alcuni dettagli in più, e alcune smentite, rispetto alla notizia di luglio. Tutto è iniziato quando Christopher Tolkien, figlio di John Ronald Reuel ed esecutore letterario delle sue opere, si è presentato alla casa editrice a Londra. «Credo che vi potrebbe interessare pubblicare questo», ha detto al direttore editoriale Chris Smith, mostrando un manoscritto. «Si intitola: La caduta di Artù». Un poema inedito, non concluso, di circa mille versi, ispirato da un quadro del pittore inglese John Mulcaster Carrick, in cui si vede il mitologico sovrano a terra, sollevato per un braccio da un cavaliere. Entrambi sono rivolti verso il mare dove una nave si allontana confusa nelle nebbie del tramonto. Non è chiaro se Artù sia ancora vivo.

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    Una riscrittura moderna
    “The Fall of Arthur” (“La caduta di Arthur”) è un poema allitterativo – ma non in rima – di circa mille versi (si interrompe al verso 954), basato sulle leggende del ciclo arturiano. L’esistenza del poema era conosciuta solo dalle brevi menzioni fatte in due lettere e dalle sei righe che biografo dello scrittore, Humphrey Carpenter, ebbe il permesso di pubblicare. Tolkien ne parla al suo editore in una lettera del 1955: «Scrivo versi allitterativi con gran piacere, benché abbia pubblicato molto poco aldilà dei frammenti contenuti nel Signore degli Anelli, se si eccettua Il ritorno a casa di Beorhtnoth… un dialogo sulla natura dell’“eroismo” e della “cavalleria”. Spero tuttora di finire un lungo poema sulla “The Fall of Arthur” usando la stessa metrica» (Lettere, n. 165).
    «Non avevamo mai visto il manoscritto fino a quando non ci è stato consegnato», ha detto Chris Smith. «È completamente inedito, a parte la manciata di righe della biografia di Carpenter. Nelle due lettere, ci sono solo riferimenti vaghi, ma al tempo stesso molto intriganti. Questo è il motivo per cui lo si conosce, ma nessuno ha avuto accesso al manoscritto finora». Christopher Tolkien non è stato in grado di stabilire con esattezza quando il poema è stato scritto: sembra che Tolkien vi lavorò nei primi anni Trenta, nello stesso periodo in cui aveva iniziato a scrivere Lo Hobbit, ma il poema non fu mai completato. L’autore ha fatto un solo riferimento ad essa in una lettera del 1955 e in un’altra del 1934 a un suo amico, R.W. Chambers, professore di inglese alla University College di Londra, che gli ha scritto dopo averlo letto: «È davvero molto bello… davvero eroico… Lo devi per forza finire». Dopo la morte dello scrittore nel 1973, il poema è rimasto nascosto in una zona riservata della Bodleian Library di Oxford, città in cui Tolkien fu per decenni professore di anglosassone. Anche gli studiosi non vi hanno avuto accesso. Si tratta del secondo inedito di Tolkien ad essere portato alla luce dopo l’uscita della “Leggenda di Sigurd e Gudrun” nel 2009.

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    La trama
    Sulla trama di “The Fall of Arthur” si conosce soltanto l’episodio da cui parte l’azione. Il Dux Bellorum (il Signore delle Guerre, così era chiamato Artù) e Galvano, il più valoroso dei cavalieri della Tavola Rotonda – imbattibile alla luce del giorno, più vulnerabile al calar della sera -, vanno in guerra verso la terra dei Sassoni ma vengono richiamati a casa dalla notizia del tradimento di Mordred. Alcuni estratti dal poemetto sono stati pubblicati nella biografia su JRR Tolkien di Humphrey Carpenter: «I versi del poemetto hanno l’allitterazione, ma non la rima [e] non toccano l’argomento del sacro Graal. Inizia con una rappresentazione individuale della “Morte d’Arthur” di Thomas Malory, in cui il re e Gawain vanno in guerra nelle “terre dei Sassoni”, ma sono richiamati a casa dalla notizia del tradimento di Mordred». Mentre il mondo della Terra di Mezzo si sviluppa a partire dalla conoscenza e dalla passione di Tolkien per le lingue e per il folclore, “The Fall of Arthur” è scritto usando un inglese moderno eppure ispirato alla lingua e ai versi dell’undicesimo secolo.
    Una delle ispirazioni di quest’opera è sicuramente Le Morte d’Arthur scritta in inglese medio da Thomas Malory nel 1469 (pubblicata da William Caxton nel 1485), che fonde insieme diversi romanzi francesi e inglesi su Re Artù, anche se contiene materiale originale scritto da Malory. Con la sua morale cavalleresca è il testo che ha più influenzato la visione della leggenda arturiana, rappresentando la transizione dal romanzo medievale a quello moderno.

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    Il lavoro di Christopher
    Christopher Tolkien contribuisce al libro con tre saggi che esplorano il mondo letterario di Re Artù, rivelano il significato più profondo dei versi e il paziente lavoro che suo padre intraprese per portare il poema a una forma definitiva, e i collegamenti che si possono cogliere tra “The Fall of Arthur” e la più grande creazione di Tolkien, le opere che riguardano la Terra di Mezzo. «È ben noto l’interesse principale di mio padre per l’antica poesia “nordica” allitterativa, che egli inserì nel mondo della Terra di Mezzo (in particolare nei lunghi lai, anche se non finiti, dei Figli di Húrin) al dialogo drammatico Il ritorno di Beorhtnoth (The Homecoming of Beorhtnoth, derivante dal poema antico inglese la Battaglia di Maldon) e nelle sue versioni “antico norrene” delle saghe The New Lay of the Völsungs e The New Lay of Gudrún (a cui fa riferimento in un lettera del 1967 come «una cosa che ho fatto molti anni fa quando cercavo di imparare l’arte di scrivere in poesia allitterativa»)», ha detto Christopher. «Nel Sir Gawain e il Cavaliere Verde mio padre ha mostrato la sua abilità nella resa del verso allitterativo del XIV secolo nello stesso metro in inglese moderno. A questi si aggiunge ora il suo poema incompiuto e inedito The Fall di Arthur». Già molto amareggiato da come sono state travisate le opere del padre nelle varie versioni cinematografiche di Peter Jackson (come detto in un’intervista a Le Monde), Christopher Tolkien, che per tutta la vita si è dedicato al recupero degli scritti inediti del padre, ha chiarito che i diritti cinematografici non saranno disponibili. «Hanno sbudellato i libri fino a farne un action movie per ragazzi tra i 15 e i 25 anni», aveva detto. «La distanza che si è creata tra la bellezza e la serietà del lavoro di mio padre e quello che lo hanno fatto diventare, va oltre la mia capacità di sopportazione». Le opere più conosciute erano solo un epifenomeno agli occhi del loro autore. Un piccolo assaggio del vasto mondo di Tolkien, ma il risultato è stato che hanno oscurato tutte le altre. Soprattutto, Il Silmarillion, il racconto dei tempi più antichi del suo universo, cui il professore di Oxford aveva lavorato tutta la vita. E così ha fatto Christopher, che è riuscito a far pubblicare l’intero corpus di leggende della Terra di Mezzo scritte dal padre, sotto il nome di History of Middle-earth.

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    Crediti di © Associazione Romana Studi Tolkieniani

    Edited by ;Fairytale» - 24/4/2023, 19:04
     
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    da Associazione Romana di Studi Tolkieniani, 23 maggio 2013

    Finisce l’attesa per l’inedito di J.R.R. Tolkien. È disponibile in libreria e sugli store online l’ultima fatica di Tolkien, soprattutto del figlio Christopher che ha sistemato i molti manoscritti dello scrittore inglese, li ha ordinati cronologicamente e ne ha fornito un ampio apparato critico. E con questo lavoro prende sempre più piede quella che è una nuova branca degli studi tolkieniani, cioè quella dedicata alla riscrittura moderna dei miti “nordici” (scandinavi e anglosassoni), a cui Tolkien si dedicò usando però l’antica poesia allitterativa. Sì, perché The Fall of Arthur altro non è che un divertissement, un esercizio di stile, un raffinato gioco letterario che però coinvolgeva molto il professore e lo portò a scrivere e riscrivere poemi che inserì anche nel mondo della Terra di Mezzo, come I Figli di Húrin. Tolkien si dilettò con l’inglese antico nel Ritorno di Beorhtnoth (The Homecoming of Beorhtnoth, ispirato al poema la Battaglia di Maldon e nelle sue versioni delle saghe norrene The New Lay of the Völsungs e The New Lay of Gudrún, anche se l’unico pubblicato durante la sua vita fu Sir Gawain e il Cavaliere Verde, scritto nell’inglese medio del XIV secolo e da lui reso nello stesso metro in inglese moderno. A quest’ultimo ora si collega idealmente The Fall of Arthur. A fine articolo si può scaricare l’introduzione di Christopher Tolkien.


    Quante imprecisioni
    Sono molte le inesattezze che girano sul web, diffuse anche dalle agenzie di stampa, su questo poema incompiuto e inedito di Tolkien. Pur avendone scritto su questo sito in due occasioni precedenti facciamo di nuovo chiarezza sull’opera. Il manoscritto non è stato ritrovato dopo ottanta anni, nascosto in un cassetto, ma la sua esistenza era ben nota agli studiosi, visto che era citato in due lettere e nella Biografia di Humphrey Carpenter. The Fall of Arthur era custodito in una sezione riservata della Bodleian Library di Oxford, la prestigiosa biblioteca dell’università inglese dove Tolkien insegnò per anni letteratura e lingua anglosassone e che conserva la maggior parte dei manoscritti delle sue opere, oltre ai diari e alle carte private. La sezione è chiusa al pubblico e anche gli studiosi non vi hanno avuto accesso. The Fall of Arthur (“La caduta di Arthur”) è un poema allitterativo – ma non in rima – di circa mille versi, si interrompe cioè al verso 954. L’opera è uscita il 21 maggio negli Stati Uniti, il 23 in Gran Bretagna e Irlanda, il 24 in Canada e il 1 giugno in Australia. Oltre l’edizione commerciale e quella in ebook (circa 50mila la tiratura in ognuno dei Paesi) è stata pubblicata l’edizione deluxe (in duemila copie), che contiene una pagina facsimile del manoscritto originale di Tolkien e una copertina con incisione in oro con cofanetto coordinato. Il libro verrà tradotto in francese, spagnolo olandese e altre lingue, mentre non si sa se ci sarà la versione in italiano.
    “La caduta di Artù” fu iniziata da Tolkien intorno agli inizi degli anni ’30 del secolo scorso ed è basata sulle leggende contenute nel ciclo bretone di re Artù. Christopher Tolkien non è stato in grado di stabilire con esattezza quando il poema fu iniziato né quando fu interrotto: sembra che Tolkien vi lavorò nei primi anni Trenta, nello stesso periodo in cui aveva iniziato a scrivere Lo Hobbit. Nell’introduzione, Christopher riporta che probabilmente «mio padre si rivolse ai poemi norreni come una nuova avventura poetica dopo aver abbandonato i Lay of Leithian, alla fine del 1931». Lo scrittore ha fatto riferimento al poema in una lettera del 1955 e in un’altra del 1934 a un suo amico, R.W. Chambers, professore di inglese alla University College di Londra, che gli aveva scritto dopo averlo letto: «È davvero molto bello… davvero eroico, a prescindere dal suo valore nel dimostrare come il metro allitterativo del Beowulf possa essere utilizzato in inglese moderno.… Lo devi per forza finire». Purtroppo, Tolkien non seguì questo consiglio. Alla ricerca dei motivi dell’abbandono, Christopher ipotizza che la causa sia da ricercare «nelle circostanze della sua vita dopo aver ottenuto la cattedra di anglosassone a Oxford nel 1925». Inoltre, scrive, «l’incredibile quantità di bozze sopravvissute di The Fall of Arthur rivela infatti le intrinseche difficoltà di un tal uso della forma metrica che pure mio padre trovava così profondamente congeniale», e rivela anche che «era un’opera d’arte da costruire lentamente». In altre parole, il poema richiedeva molto tempo e attenzione per essere completato. Proprio quel che mancava a Tolkien. Anche se fu ripreso negli anni ’50, dopo la pubblicazione del Signore degli Anelli, non fu più portato a termine. Segno anche di una mutata esigenza creativa perché il poema allitterativo «in quanto tale, non poteva reggere l’aprirsi di nuovi orizzonti immaginativi».


    Trama e composizione
    Il poema è ambientato negli ultimi giorni del regno di Artù e vede il vecchio re affrontare la battaglia per salvare il suo paese. Il Dux Bellorum (il Signore delle Guerre, così era chiamato Artù) e Galvano, il più valoroso dei cavalieri della Tavola Rotonda – imbattibile alla luce del giorno, più vulnerabile al calar della sera -, vanno in guerra verso la «terra dei Sassoni», ma vengono richiamati in patria dalla notizia del tradimento di Mordred. Tornato a Camelot, però, re Artù apprende della fuga di Ginevra e l’amore tra lei e Lancillotto porterà a un finale amaro e alla morte di Artù. Christopher Tolkien ha dedicato un saggio sul mondo letterario di Artù (“Il poema nella Tradizione arturiana”) in cui mostra come il padre non si sia affatto ispirato a Geoffrey di Monmouth ma su due opere inglesi: il poema medievale noto come The Alliterative Morte Arthure e i corrispondenti racconti di Sir Thomas Malory con alcuni riferimenti alle sue fonti. Le Morte d’Arthur scritta in inglese medio da Malory nel 1469 (pubblicata da William Caxton nel 1485) fonde, infatti, insieme diversi romanzi francesi e inglesi su Re Artù, anche se contiene materiale originale scritto da Malory. Con la sua morale cavalleresca è il testo che ha più influenzato la visione della leggenda arturiana, rappresentando la transizione dal romanzo medievale a quello moderno. Alcuni estratti dal poemetto sono stati pubblicati nella biografia di Humphrey Carpenter: «I versi del poemetto hanno l’allitterazione, ma non la rima [e] non toccano l’argomento del sacro Graal». Seguono due saggi di Christopher centrati sull’opera di Tolkien: il “Poema non-scritto e la sua relazione con Il Silmarillion”, un resoconto delle connessioni tra le due opere “L’evoluzione del Poema” sui cambiamenti strutturali e le modalità di composizione.
    «In The Fall of Arthur, Tolkien descrive re Artù andare a combattere i Sassoni nel Mirkwood, il Bosco Atro», spiega John Garth, autore di Tolkien e la Grande Guerra (pubblicato in Italia da Marietti 1820), «non si tratta del Bosco Atro della Terra di Mezzo, ma delle grandi foreste tedesche. Per sapere se sia un testo buono come il miglior Tolkien dovremo aspettare la pubblicazione, ma i frammenti pubblicati finora sono incoraggianti, che mostrano come lo scrittore sia stato in grado di rendere in modo oscuro ed evocativo uno dei grandi cattivi inglesi, Mordred».
    Christopher Tolkien si era sempre opposto alla pubblicazione del poema ma nello scorso autunno lo ha offerto lui stesso alla HarperCollins ritenendo che possa essere un bell’omaggio in occasione del quarantesimo anniversario della scomparsa del padre che ricorrere il 2 settembre 2013. In un discorso tenuto nel 1990 durante la cena dell’Assemblea generale della Società Tolkieniana a Cambridge, lo storico editore di Tolkien, Rayner Unwin, disse: «… Spero che il 1992 sarà l’anno sabbatico di Christopher. Così potrà dedicarsi ad alcune delle altre cose che deve fare – o che io voglio che faccia piuttosto – come il libro di lunghi poemi non dedicati alla Terra di Mezzo di suo padre: The Fall of Arthur e la sua nuova Volsungasaga. Queste opere esistono, hanno bisogno di essere rispolverate e messe in un volume…». Poco più di venti anni dopo, sembra che Christopher ci sia proprio riuscito.


    ⤷ Scarica l'introduzione di Christopher Tolkien


    Crediti di © Associazione Romana di Studi Tolkieniani

    Edited by ;Fairytale» - 21/4/2023, 20:46
     
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    Titolo: La caduta di Artù. Testo inglese a fronte
    Autore: JRR Tolkien, a cura di Christopher Tolkien
    Editore: Bompiani
    Anno: 2013
    Prezzo: 13,30 € (Ibs)
    Pagine: 296 p., Brossura
    EAN: 9788845280290

    Selvaggi cavalieri al galoppo, ruggire di tuoni, furia di marosi, nuvole che attraversano minacciose i cieli. E uno scenario nordico, che evoca antiche tradizioni leggendarie. Ma è anche lo sfondo di un poema inedito di Tolkien, curato dal figlio Christopher, a cui il Maestro pose mano pochi anni prima dello "Hobbit" ispirandosi alla celebre saga di Artù e della Tavola Rotonda. Il mitico re diventa qui il cavaliere dell'ultima resistenza all'invasione del male, l'epico difensore di un Occidente in crisi. La sua è una "guerra al destino", incorniciata dai classici leit-motiv della famosa leggenda, ma rivissuti secondo nuove prospettive: l'amore tragico di Lancillotto, il fascino ambiguo di Ginevra, il dramma di Artù, l'eroismo di Gawain, le passioni dei membri della Tavola Rotonda. Ciò che Tolkien ci offre è in realtà non solo una favola epica, ma la rappresentazione in chiave poetica delle vicende eterne del pensiero: lo scontro fra Bene e Male, civiltà e barbarie, ordine e caos, diritto e sovversione, dovere e opportunità, orgoglio e percezione del limite.


    ⤷ Qui hai la possibilità di scaricare l'introduzione in italiano di C. Tolkien (pdf)


    L’opera fa parte di quelle riscritture moderne dei miti “nordici” (scandinavi e anglosassoni), a cui Tolkien si dedicò usando l’antica poesia allitterativa. The Fall of Arthur, infatti, altro non è che un divertissement, un esercizio di stile, un raffinato gioco letterario che però coinvolgeva molto il professore e lo portò a scrivere e riscrivere poemi che inserì anche nel mondo della Terra di Mezzo, come I Figli di Húrin. Tolkien si dilettò con l’inglese antico nel Ritorno di Beorhtnoth (The Homecoming of Beorhtnoth, ispirato al poema la Battaglia di Maldon e nelle sue versioni delle saghe norrene The New Lay of the Völsungs e The New Lay of Gudrún, anche se l’unico pubblicato durante la sua vita fu Sir Gawain e il Cavaliere Verde, scritto nell’inglese medio del XIV secolo e da lui reso nello stesso metro in inglese moderno. A quest’ultimo ora si collega idealmente The Fall of Arthur. Christopher Tolkien contribuisce al volume con tre saggi che esplorano il mondo letterario di Re Artù, rivelano il significato più profondo dei versi e il paziente lavoro che suo padre intraprese per portare il poema a una forma definitiva, e i collegamenti che si possono cogliere tra “The Fall of Arthur” e la più grande creazione di Tolkien, le opere che riguardano la Terra di Mezzo.

    Cosa aggiunge la Bompiani a tutto questo?
    Per fortuna, almeno non toglie nulla, perché oltre la traduzione italiana, presenta il testo a fronte in lingua originale (in passato Bompiani non lo aveva inserito per poi fare una frettolosa retromarcia). La traduzione è stata affidata a Sebastiano Fusco, che si era già occupato della traduzione italiana di Sir Gawain e Il Cavaliere Verde, Perla e Sir Orfeo (edizioni Mediterranee). Il volume è rilegato e consta di 300 pagine. Unica nota dolente è la presenza totalmente superflua di una postfazione a firma di un noto giornalista in pensione, curatore delle opere del pensatore di estrema destra Julius Evola. Ecco, di seguito, la quarte di copertina: «Selvaggi cavalieri al galoppo, ruggire di tuoni, furia di marosi, nuvole che attraversano minacciose i cieli. E uno scenario nordico, che evoca antiche tradizioni leggendarie. Ma è anche lo sfondo di un poema inedito di Tolkien, curato dal figlio Christopher, a cui il Maestro pose mano pochi anni prima dello “Hobbit” ispirandosi alla celebre saga di Artù e della Tavola Rotonda. Il mitico re diventa qui il cavaliere dell’ultima resistenza all’invasione del male, l’epico difensore di un Occidente in crisi. La sua è una “guerra al destino”, incorniciata dai classici leit-motiv della famosa leggenda, ma rivissuti secondo nuove prospettive: l’amore tragico di Lancillotto, il fascino ambiguo di Ginevra, il dramma di Artù, l’eroismo di Galvano, le passioni dei membri della Tavola Rotonda».


    Crediti di © Ibs e JRR Tolkien per l'estratto dell'articolo del 20 novembre 2013

    Edited by ;Fairytale» - 21/4/2023, 12:54
     
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