I Nani

I figli addottati da Eru

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    I nani (dwarves in originale) sono una razza di Arda, l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J. R. R. Tolkien. Sono una delle razze più importanti della Terra di Mezzo e compaiono con un ruolo di spessore nei romanzi Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. Inoltre nel Silmarillion e in altre opere minori vengono aggiunti dettagli sulla loro origine e storia.

    Creazione e sviluppo
    Nei Racconti perduti e Racconti ritrovati Tolkien presenta i nani come creature malvagie, disposti a stipulare alleanze persino con gli Orchi. Già in questi primi scritti i Nani hanno caratteristiche che rimarranno in tutte le opere dell'autore: bruttezza fisica, barbe lunghe e le abilità di modellare il metallo e di commerciare.

    A partire dagli anni trenta i nani tolkieniani diventano creature non necessariamente malvagie, interessate unicamente alle ricchezze e al commercio. È proprio in questo periodo che Tolkien comincia a scrivere Lo Hobbit, un romanzo destinato ai bambini e il primo pubblicato dall'autore, nel 1937. La storia comincia come una vera e propria favola e i tredici nani protagonisti, infatti, sono simili, nell'aspetto e nel carattere, agli gnomi delle storie dei fratelli Grimm: amano cantare, indossano cappucci colorati e sono più o meno buffi.

    Con l'incedere del racconto, tuttavia, i tredici nani rinnegano gli atteggiamenti fiabeschi e diventano simili a quelli della mitologia norrena, di cui Tolkien era un grande estimatore.

    Come osservano Stuart D. Lee e Elizabeth Solopova i nani tolkieniani conservano molte delle caratteristiche di quelli dell'Edda poetica: sono grandi artigiani e costruttori, sovrani e guerrieri rispettati e vivono in regni sotto le montagne. La similitudine con i nani scandinavi risulta ancora più evidente se si considera che Tolkien trasse ispirazione dal Vǫluspá, il primo e più famoso poema dell'Edda poetica, per scegliere i nomi dei nani de Lo Hobbit e de Il Signore degli Anelli:

    «I nomi dei nani ne Lo Hobbit (e quelli aggiunti nel Signore degli Anelli) derivano dalle liste dei nomi di dvergar del Vǫluspá; ma questa non è una chiave utile a capire le leggende dei nani nel Signore degli Anelli. I «nani» delle mie leggende sono molto più simili ai nani delle leggende germaniche di quanto lo siano gli elfi, ma sotto certi aspetti sono anche molto diversi da loro.»

    Ne Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli (così come nelle opere successive) i nani tolkeniani non appaiono più come quelli incappucciati delle fiabe, bensì ricchi signori, adornati da argento e diamanti che conservano molte delle caratteristiche dei nani dell'Edda poetica, sebbene siano più simili agli eroi delle fiabe folcloristiche che a quelli mitologici. Nelle Appendici, inoltre, Tolkien riporta numerose notizie sulla storia, la cultura e la lingua dei nani.

    Etimologia
    Ne Lo Hobbit, Tolkien utilizza la parola dwarves per indicare il plurale di dwarf, quando il pluale corretto è dwarfs. Resosi conto dell'errore, in una lettera del 1937 scritta a Stanley Unwin, afferma:

    Lo Hobbit fu il primo romanzo pubblicato da Tolkien e il primo in cui l'autore utilizza la parola dwarves.

    «Nessun critico, sebbene tutti abbiano accuratamente usato la forma dwarfs, ha fatto commenti sul fatto che io ho sempre fatto uso del plurale scorretto dwarves. Temo che si tratti di un errore da parte mia, abbastanza scioccante per un filologo; ma dovrò continuare così. Forse al mio dwarf può essere concesso un plurale particolare.»

    Tempo dopo, in una lettera indirizzata al direttore dell'Observer e datata 16 gennaio 1938, Tolkien afferma:

    «E perché dwarves? La grammatica dice dwarfs; la filologia suggerisce che dwarrows sarebbe la forma storica. La vera risposta è che non ho saputo fare di meglio. Ma dwarves sta bene con elves; e, in ogni caso, elf, gnome, goblin sono solo traduzioni approssimative di antichi nomi elfici per esseri che non hanno le stesse caratteristiche e le stesse funzioni.»

    In una lettera a Rayner Unwin del 1961 Tolkien critica duramente il lavoro dei correttori di bozze dell'edizione della Puffin Books de Lo Hobbit, colpevoli di aver sostituito la parola dwarves con la forma corretta dwarfs. Tolkien, infatti, aveva specificato il suo uso volontario del plurale dwarves per distinguere i suoi nani da quelli delle favole:

    «Sono molto indignato da questa procedura. Io ho usato deliberatamente dwarves, ecc., per uno scopo preciso e per ottenere un certo effetto [...] Naturalmente non mi aspetto che i compositori o i correttori di bozze lo sappiano, o che sappiano qualcosa della parola dwarf; ma pensavo che poteva venire in mente, se non ad un compositore tipografico, almeno ad un correttore, che l'autore non avrebbe utilizzato per 300 volte una particolare forma e che altri correttori non l’avrebbero lasciata, se fosse un semplice, casuale errore di grammatica.»

    Descrizione
    «Sono una razza per lo più robusta e resistente, segreta, laboriosa, fedele ai ricordi del male (e del bene) ricevuto, amante della roccia, delle gemme, delle cose che prendono forma nelle mani degli artigiani più che di ciò che vive di una vita propria. Ma non sono di natura malvagia, e pochi di loro servirono spontaneamente il Nemico, nonostante ciò che raccontavano le storie degli uomini. Questi infatti invidiavano la loro ricchezza e l’arte delle loro mani, e fra le due razze regnava l'ostilità.»

    - (J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli - Appendice F.)

    I Nani sono esseri simili agli Uomini ma di piccola taglia e di fisionomia robusta. Hanno lunghe barbe e sono generalmente caratterizzati dalla predilezione per i luoghi sotterranei e per l'oro. I nani sono grandi minatori, artigiani, fabbri, costruttori e gioiellieri, lavorano alacremente e incessantemente per tutto il corso delle loro vite, attratti con persistenza dai metalli preziosi. Vivono più degli Uomini, in media fra i 500 e non oltre gli 800 anni, ma molti di loro si spengono a non più di 250 anni a causa delle molte guerre, nelle quali periscono prematuramente. Inoltre, come emerge chiaramente in Lo Hobbit i Nani mangiano molto e sono amanti della birra.

    Non si può dire che siano buoni o cattivi, come rivela Tolkien ne Lo Hobbit:

    «[...] i nani non sono eroi, bensì una razza calcolatrice con un gran concetto del valore del denaro; alcuni sono una massa infida, scaltra, e pessima da cui tenersi alla larga; altri non lo sono, anzi sono tipi abbastanza per bene come Thorin e compagnia, sempre però che non vi aspettiate troppo da loro.»

    - (J. R. R. Tolkien, "Lo Hobbit annotato", Bompiani, Milano 2014, 285.)

    Leali se rispettati dai loro alleati, vendicativi e tremendi se offesi e ingiuriati. Apparentemente così egoisti, si trovavano male con gli elfi proprio per questo motivo, dato che gli Eldar non tollerano la loro avarizia e le loro esigenze materialistiche. Tuttavia non si può dire che i nani siano del tutto indifferenti ai problemi degli altri, o che servano le forze maligne, dal momento che, quando ve n'era bisogno, emerge in loro il sopito buon senso e si schierano dalla parte del bene; infatti i nani detestano l'idea che qualcun altro possa dominarli, e non tollerano chiunque voglia imporre il proprio dominio anche sugli altri popoli, e odiano chi commette azioni nefande e spietate.

    L'idea che i Nani possano essersi estinti, seguendo il filo logico dell'universo immaginario di Tolkien, viene riportata ne Il Ritorno del Re, quando Legolas dice a Gimli che mentre gli Uomini sono destinati a dominare il mondo, le altre specie umanoidi sono destinate a dissolversi o a scomparire lentamente: infatti gli elfi della Terra di Mezzo salpano quasi tutti per Aman (terra dei Valar) all'inizio della Quarta Era, eccetto alcuni Elfi Silvani e svariati Elfi Avari, destinati a perdere l'immortalità e a confondersi con gli uomini; presumibilmente ai Nani potrebbe essere toccata una sorte simile a quella degli Avari, ossia di essersi mescolati con gli uomini.

    Tra gli Uomini vi era la convinzione che i Nani fossero solo maschi, e che nascessero dalle "buche delle montagne in cui scavavano"; in realtà questa diceria era totalmente fasulla, come riporta Gimli ne Il Signore degli Anelli, poiché i Nani erano divisi in maschi e femmine, e si riproducevano come le altre specie umanoidi. Le femmine nanesche erano però così simili nell'aspetto e nella voce ai complementari maschi, che spesso da membri di altre specie venivano confuse con i maschi; costituivano solo un terzo dell'intera popolazione nanesca. Per di più i Nani maschi a volte preferivano lavorare piuttosto che avere una famiglia, mentre le femmine erano abbastanza esigenti e non si accontentavano delle proposte di matrimonio a loro rivolte, volendo magari unirsi a dei Nani che non avevano interesse a sposarsi. Avrebbero potuto crescere di più se le femmine fossero state disposte ad avere figli con più maschi, ma queste non acconsentivano a una tale proposta, e inoltre i mariti erano molto gelosi. Così i Nani non avanzavano molto di numero, e rischiavano di estinguersi.

    Casate
    Aulë crea i Sette Padri dei Nani, da cui discendono in seguito sette casate. Durin detto "il Senzamorte" fonda la stirpe nota come Popolo di Durin (Longobarbi nella nuova traduzione italiana dell'opera), che dimora a Khazad-dûm poi a Erebor, negli Ered Mithrin e nei Colli Ferrosi. Dwalin dà origine alla stirpe dei Vastifasci, che dimora a Belegost nei Monti Azzurri. Thràr è il capostipite della stirpe dei Barbafiamma, così chiamata a causa della prevalente colorazione rossa della barba, la quale dimora a Nogrod Nei Monti Azzurri. Degli altri quattro Padri non si conoscono i nomi, ma si sa che da essi discendono le casate chiamate Pugniferro, Barbedure, Piediroccia e Ciocchenere. Nani di altre case combattono a fianco della casa di Durin nella guerra tra Nani e Orchi del 2799 della Terza Era. Si racconta che alcune delle case orientali cadono sotto l'Ombra.

    Delle sette casate la più importante nei racconti di Tolkien è il Popolo di Durin (Sigin-tarâg in Khuzdul e Lungobarbi nella nuova traduzione italiana dell'opera), discendenti diretti del più vecchio dei sette padri dei nani, Durin. Il popolo di Durin si trasferisce a est delle Montagne Nebbiose dove fonda la città di Khazad-dûm. Essi perfezionano le loro arti, anche grazie all'arrivo dei nani provenienti dalle Montagne Azzurre, e Khazad-dûm diventa un regno potente e pieno di ricchezze. Durin I fu succeduto da molte generazioni di re, tra i quali apparvero altri sei Durin. I Nani credevano che questi sei fossero reincarnazioni (o anche rianimazioni) di Durin I, con ricordi delle sue vite precedenti. Durin VI fu ucciso dal Flagello di Durin nel 1980 T.E.. Durin non ritornò alla sua gente fino a che Durin VII apparve nella Quarta Era, un discendente di Thorin III figlio di Dáin II Piediferro, e un discendente in linea diretta di Durin il Senzamorte. Durin VII sarebbe diventato conosciuto come Durin l'Ultimo.

    I Nanerottoli (Noegyth Nibin o Nibin-nogrim in sindarin) compaiono solo in alcuni punti del Silmarillion e in pochi altri scritti pubblicati postumi. Discendevano da Nani che in antichità furono banditi dalle città dell'Est. Essi così si ritrovarono a vagare nel Beleriand, ove si adattarono ad un'esistenza clandestina: dimenticate le arti fabbrili, si diedero ai furti e divennero più piccoli e lesti della loro razza, nonostante preservassero inaspettate forza e resistenza. Erano un popolo schivo e riservato, anche perché odiavano in genere tutte le altre razze della Terra di Mezzo, in particolare Orchi ed Elfi, e ancor di più gli Elfi Esuli i quali, a detta loro, li avevano derubati di terre e case. In effetti, Nargothrond (in lingua nanica Nulukkizdîn) era stata fondata dai Nanerottoli prima ancora che vi si stabilisse Finrod Felagund. Unici rappresentanti ad apparire nella saga sono Mîm e i suoi due figli, Ibun e Khîm, ultimi della loro razza. Vissero ai tempi di Túrin, che ospitarono nella loro residenza ad Amon Rûdh. Ibun morì ucciso da uno dei compagni di Túrin, mentre Khîm perì per mano degli Orchi. Mîm, dal canto suo, si trasferì a Nargothrond dopo la morte di Glaurung, dichiarandosi padrone delle ricchezze ivi custodite. Dopo qualche tempo fu ucciso da Húrin, al quale si era opposto mentre entrava a Nargothrond.

    Lingua
    Il Khuzdul era rimasto invariato dalla sua ideazione, era protetto gelosamente dai Nani, tanto che sembra che nessuno che non fosse un nano potesse parlarlo. I nani tendevano ad utilizzare altre lingue nei rapporti con le altre genti, e ad usare il nanesco solo ed esclusivamente tra di loro. Per un nano, il proprio nome originale in nanesco era uno dei segreti più preziosi e meglio custoditi.

    Storia nel legendarium di Tolkien
    Prima che qualsiasi altra creatura parlante venisse al mondo per volere di Eru Ilúvatar, Aulë, uno dei Valar, desideroso di insegnare a delle creature la sua arte di fabbro, creò di nascosto i Nani, ad immagine di come aveva avuto visione degli Elfi. Aulë fu rimproverato da Eru per la sua opera in quanto non aveva il potere di creare, ma solo quello di ordinare le cose già create: Eru gli fece capire che senza la Fiamma Imperitura i Nani sarebbero stati come fantocci privi di un'esistenza indipendente da Aulë; ma alla fine Ilúvatar, per compassione, gli concesse di non distruggere le sue creature, accettandole come figli adottivi e donando loro una coscienza indipendente; essi però avrebbero dovuto dormire fino all'avvento degli Elfi. Poiché erano destinati ad apparire nei giorni del potere di Melkor, Aulë rese i Nani:

    «[...] forti e resistenti. Per questo sono duri come la pietra, testardi, rapidi a stringere amicizia e a scatenare ostilità, e sopportano la fatica e la fame e il dolore fisico con più fermezza di ogni altro popolo dotato di parola; e vivono a lungo, ben più degli Uomini, eppure non per sempre.»

    - (J. R. R. Tolkien, Il Silmarillion)

    Aulë riservò ai nani un posto nelle Aule di Mandos e lì pose a dormire i Sette Padri dei Nani che aveva creato. Di loro si conosce solo il nome di Durin, la sua stirpe dimorava a Khazad-dûm e fu quella che più di tutte conquistò gloria e onori e tesori, ma che al tempo stesso fu più colpita da disgrazie; oggi molti dei Nani più impavidi e abili in battaglia portano il suo nome.

    Non è ben chiaro come avvenne il loro risveglio: le prime informazioni che abbiamo di loro si riferiscono all'incontro dei Nani di Nogrod e Belegost con gli Elfi di Thingol, Supremo Signore delle genti del Doriath. In quel periodo, Thingol si impossessò di uno dei Silmaril e chiamò una compagnia di nani per incastonarlo nella più bella collana mai esistita, la Nauglamír. I nani rimasero affascinati dal Silmaril, ma acconsentirono a realizzare la Nauglamir. Thingol si recò nelle fucine dei nani, ammirandone l'operato. Un giorno, i nani completarono la Nauglamir e Thingol allungò la mano per impadronirsene. Ma i Nani non glielo permisero e con una scusa cercarono di impadronirsene:

    «Per quale diritto il Re degli Elfi reclama la Nauglamìr, la quale è stata costruita dai nostri padri per Finrod Felagund che è morto? Se è giunta fino a lui, è soltanto per mano di Húrin, l'Uomo del Dor-lómin che l'ha cavata ladrescamente dalle tenebre di Nargothrond.»

    Thingol capì l'avidità dei Nani e, incurante del pericolo che correva, si rivolse a loro con parole di disprezzo:

    «Come osate voi, membri di una razza deforme, esigere qualcosa da me, Elu Thingol, Signore del Beleriand, la cui vita si è iniziata presso le acque di Cuiviénen innumerevoli anni prima che i padri del popolo rachitico si destassero?»

    Il Re degli Elfi ordinò ai Nani di andarsene dal Doriath, ma questi lo attaccarono e lo uccisero. La notizia della morte di Thingol si sparse velocemente così da permettere agli Elfi di vendicare il loro re e di recuperare la Nauglamìr, la quale venne riportata alla regina Melian. Solo due dei nani uccisori di Thingol sopravvissero e si rifugiarono tra i Monti Azzurri: riferirono in parte l'accaduto, soggiungendo che i Nani erano stati uccisi nel Doriath per ordine del Re degli Elfi, che così intendeva sottrarsi al pagamento del compenso loro dovuto. Questa storia segnò l'inizio del tanto famoso odio tra Elfi e Nani.

    Utilizzando i Sette Anelli del Potere, i Nani divennero immensamente ricchi e potenti, ma nei loro cuori si accesero l'ira e una incontrollabile brama per l'oro, da cui derivò abbastanza male a vantaggio di Sauron.

    Nella Terza Era i regni dei Nani cominciarono a cadere. Sauron si insediò a Dol Guldur e gli orchi si insediarono e si moltiplicarono nelle caverne delle Montagne Nebbiose. Nonostante la crisi, sia sul fronte demografico che su quello commerciale, i nani continuarono ad estrarre ed a esportare mithril. Essendo i filoni superficiali del prezioso metallo quasi tutti esauriti, essi scavarono sempre più in profondità e con sempre più cupidigia sotto il Caradhras, risvegliando un Balrog di Morgoth, un essere orrendo fuggito da Thangorodrim un'era prima e rifugiatosi nelle viscere delle Montagne Nebbiose: esso decimò nani, nell'anno 1980 della Terza Era questa creatura uccise il re di Moria Durin VI, e l'anno seguente suo figlio Náin I. I Lungobarbi, che vivevano per intero a Moria furono costretti a lasciare la loro patria e vagare per varie zone della Terra di Mezzo. Dopo essere stati scacciati da Moria dal Flagello di Durin, la maggior parte del Popolo di Durin si ritirò al nord, e fondò città a Erebor e negli Ered Mithrin. Ma entrambi più tardi furono occupati dai Draghi, e allora divennero un popolo errante in esilio. La maggior parte di loro si stabilì ai Colli Ferrosi, mentre altri sotto Thráin II si spostarono a ovest, fino ad arrivare agli Ered Luin e stabilirvisi.

    Moria fu conquistata dagli orchi; i nani radunarono così un grosso esercito, guidato dal Popolo di Durin e composto da tutte le restanti casate, e mossero guerra al nemico lungo tutti i loro insediamenti sulle Montagne Nebbiose. Lo scontro decisivo della guerra fu la battaglia di Azanulbizar, che si combatté nel 2799 T.E. nella valle di Azanulbizar, presso l'ingresso orientale di Moria. Al termine di una lunga e sanguinosa battaglia, Dáin II Piediferro uccise Azog, il capo degli orchi, e i nani riuscirono infine a prevalere. L'esercito nemico venne annientato, ma anche i nani subirono perdite enormi: le vittime tra i nani furono talmente tante che non fu possibile seppellire tutti i corpi, che nell'occasione vennero bruciati. Ciononostante Moria non fu riabitata per paura del Flagello di Durin, e Dáin tornò ai Colli Ferrosi e Thráin II e Thorin Scudodiquercia nel Dunland.

    Dopo molti anni Thorin, nella spedizione alla quale parteciparono anche Gandalf e Bilbo Baggins, oltre ad altri nani (tra cui Glóin, il padre di Gimli, membro della Compagnia dell'Anello) riuscì a sconfiggere Smaug e a riprendersi il tesoro dei nani e riconquistare Erebor. Dáin II Piediferro salì al trono, succedendo suo cugino Thorin, ucciso durante la battaglia dei cinque eserciti contro gli orchi.

    Poco prima degli eventi narrati ne "La compagnia dell'Anello" Balin, amico di Bilbo Baggins e cugino di Gimli, tentò di riappropriarsi delle miniere, ma lui e i suoi compagni furono tutti uccisi dal Balrog che aveva cacciato i nani la prima volta e da un enorme contingente di orchi. La tomba di Balin è situata nell'ultima stanza conquistata dagli orchi e dai troll, dove gli ultimi nani presenti furono intrappolati e uccisi.

    Edited by ;Fairytale» - 17/5/2023, 20:10
     
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    I Padri dei Nani
    "E Aulë creò i Nani così come essi sono tuttora, perché le forme dei Figli che dovevano venire non erano chiare nella sua mente e perché il potere di Melkor si estendeva ancora sulla Terra; ed egli desiderava quindi che essi fossero forti e inflessibili. Ma, temendo che gli altri Valar potessero biasimarne l’opera, li plasmò in segreto: ed egli fece per primi i Sette Padri dei Nani in un’aula sotto le montagne della Terra di Mezzo"

    - Il Silmarillion, cap. II, "Aulë e Yavanna".

    Padri dei Nani è il titolo con il quale vengono chiamati i primi sette Nani creati dal Vala Aulë e dai quali discesero poi le Sette Casate di quel popolo. Solo di uno di loro si conosce il nome e si hanno informazioni abbastanza dettagliate: Durin I.

    Nomi conosciuti
    Durin I il Senzamorte: capostipite della stirpe dei Lungobarbi, fu il primo dei sette a svegliarsi presso il Monte Gundabad. Fondò il reame di Khazad-dûm e viene ricordato per essere stato il nano in assoluto più longevo, avendo vissuto più di 2,000 anni.

    Storia
    Dopo che i Valar si trasferirono in Aman ed ebbero completato la costruzione delle nuove dimore, essi rimasero in attesa della venuta dei Figli di Ilúvatar annunciata nel tema della Grande Musica. Tuttavia per la maggior parte di loro (salvo forse che per Manwë e Mandos) quella parte del tema non era stata molto chiara, ragion per cui essi non sapevano né quando essi sarebbero giunti, né quale aspetto avrebbero avuto.

    Tra tutti i Valar però, Aulë era quello più impaziente in quanto bramava di avere degli allievi ai quali insegnare la propria arte e trasmettere le sue conoscenze.

    Così, di nascosto agli altri Valar, si recò nella Terra di Mezzo e, in un'aula sotterranea nelle montagne, creò i primi di una nuova razza di sua creazione: i Padri dei Nani. Così, appena le nuove creature presero vita, Aulë se ne compiacque e cominciò ad insegnargli i primi rudimenti della lingua che aveva immaginato per loro. La sua opera però non era passata inosservata ad Eru, il quale intervenne parlando ad Aulë:

    "«Perché hai fatto questo? Perché hai tentato ciò che sai trascendere il tuo potere e la tua autorità? Che tu hai avuto da me quale dono il tuo proprio essere soltanto, e null'altro; sicché le creature della tua mano e della tua mente possono vivere soltanto grazie a tale essere, muovendosi quando tu pensi di muoverle e, quando il tuo pensiero sia altrove, giacendo in ozio. È dunque questo il tuo desiderio?»"

    - Eru si rivolge a Aulë, Il Silmarillion, cap. II, "Aulë e Yavanna".

    Il fabbro dei Valar fu colto di sorpresa dall'intervento di Ilúvatar e, rendendosi conto che le sue azioni andavano contro il disegno, si disse mortificato e affermò che l'amore per l'opera di Eru e l'impazienza di aver qualcuno a cui insegnare la propria arte lo avevano reso cieco. Così si offrì di porre rimedio al suo errore dicendosi pronto, nonostante il dolore che ciò gli avrebbe provocato, ad uccidere i suoi stessi figli se questo era il volere di Ilúvatar.

    "Desideravo cose diverse da me, da amare e ammaestrare, sì che anch'esse potessero percepire la bellezza di Eä, da te prodotta. Mi è parso infatti che in Arda vi sia spazio sufficiente per molte creature che in essa possano gioire, eppure Arda è perlopiù ancora vuota e sorda e nella mia impazienza sono caduto preda della follia. Ma la creazione di cose è nel mio cuore per come sono stato creato da te; e il figlio di torpida mente che riduce a balocco le imprese di suo padre può farlo senza intenti derisori, ma solo perché è figlio di suo padre. Ma cosa farò ora io affinché tu non resti in collera con me per sempre? Come un figlio a suo padre ti offro queste cose, l'opera delle mani che tu hai creato. Fanne ciò che vuoi, ma non è forse meglio che io distrugga l'opera della mia presunzione?» E Aulë sollevò il grande martello ode colpire i Nani; e pianse. "

    - Aulë a Eru, Il Silmarillion, cap. II, "Aulë e Yavanna".

    Commosso dalle lacrime di Aulë, Eru fermò la sua mano prima che abbattesse il martello sui Nani. Egli infatti, gli disse , aveva accettato la sua opera già nel momento in cui Aulë l'aveva concepita e che già gli aveva donato il libero arbitrio altrimenti, disse Eru, non si sarebbero ritratti davanti al suo martello. Allora Aulë fu colto da un'immensa gioia e invocò sui suoi figli la benedizione dell'Uno e a perfezionarli se l'avesse ritenuto necessario; Eru tuttavia smorzò i suoi entusiasmi:

    "«Come ho conferito essere ai pensieri degli Ainur all’inizio del Mondo, così ora ho accolto il tuo desiderio e gli ho assegnato un posto in esso; ma in nessun altro modo emenderò l’opera delle tue mani e, quale l’hai fatta, tale rimarrà. Non tollererò che la comparsa di costoro preceda quella dei Primogeniti da me progettati, né che la tua impazienza sia ricompensata. Queste creature ora dormiranno nella tenebra sotto il sasso, e non ne sortiranno finché i Primogeniti non siano apparsi sulla Terra; e fino allora tu ed esse attenderete, per lunga che possa sembrare l’attesa. Ma, quando il tempo sarà venuto, io le risveglierò, ed esse saranno come tuoi figli; e frequenti discordie scoppieranno tra i tuoi e i miei, i figli da me adottati e i figli da me voluti»"

    - Eru decreta il destino dei Nani, Il Silmarillion, cap. II, "Aulë e Yavanna".

    Così Aulë prese i Nani che finora aveva creato e, secondo il volere di Eru, e li pose a dormire in luoghi remotissimi della Terra di Mezzo (sembra che il luogo prescelto per Durin sia stato il Monte Gundabad, ma non vi sono certezze) per poi ritornarsene a Valinor e lì attendere la venuta dei Figli di Ilúvatar.

    Il Risveglio dei Nani
    Come pronosticato da Eru, i Nani si risvegliarono diversi decenni dopo gli Elfi. Il primo a destarsi fu Durin, più tardi conosciuto come il Senzamorte, seguito poi dagli altri sei.

    Mentre alcuni di loro scelsero di stabilirsi sugli Ered Luin, dove fondarono le roccaforti di Nogrod e Belegost, Durin rimase invece sulle Montagne Nebbiose e, dopo aver lasciato il nord a causa dell'influenza di Melkor, fondò la roccaforte di Khazad-dûm patria ancestrale dei Lungobarbi.

    Reincarnazioni
    I Nani ritengono inoltre che i loro Padri si reincarnino ciclicamente. Nella linea dei re dei Lungobarbi ci furono sei nani che assunsero il nome di Durin e vennero ritenuti la reincarnazione di Durin il Senzamorte. Alla fine della Terza Era, la settima e ultima reincarnazione era attesa e indicata dalle profezie come il Re che avrebbe riportato i Nani alla gloria dei tempi remoti.
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