Smaug

il Magnifico, il Dorato

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  1. thelordoftherings
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    « Un drago enorme color oro rosso lì giaceva profondamente addormentato, e dalle sue fauci e dalle froge provenivano un rumore sordo e sbuffi di fumo, perché, nel sonno, basse erano le fiamme. Sotto di lui, sotto tutte le membra e la grossa coda avvolta in spire, e intorno a lui, da ogni parte sul pavimento invisibile, giacevano mucchi innumerevoli di cose preziose, oro lavorato e non lavorato, gemme e gioielli, e argento macchiato di rosso nella luce vermiglia. Le ali raccolte come un incommensurabile pipistrello, Smaug giaceva girato parzialmente su un fianco, e lo hobbit poteva così vederne la parte inferiore del corpo, e il lungo, pallido ventre incrostato di gemme e di frammenti d'oro per il suo lungo giacere su quel letto sontuoso. »

    Smaug, detto anche Il magnifico o Il Dorato, è un Drago della Terra di Mezzo ed è l'antagonista principale de Lo Hobbit; viene anche citato ne Il Signore degli Anelli.

    Etimologia
    Il nome Smaug non ha un'etimologia precisa in nessuna delle lingue fantastiche dell'universo di J.R.R. Tolkien (viene denominato Trâgu nella lingua di Dale). In una delle lettere scritte da Tolkien e pubblicate postume dal figlio (la #31), l'origine del nome Smaug viene spiegata come past tense del verbo germanico antico smugan, "spingere attraverso un foro". Altri hanno notato che la parola ricorda sia smog che smoke ("fumo"), infatti in altre versioni de Lo Hobbit viene proprio chiamato Smog e non Smaug.

    Personaggio
    Il primo nome pensato per Smaug fu "Pryftan". Tale nome venne successivamente sostituito con "Smaug", e Tolkien fu così costretto a correggere il nome del personaggio nei precedenti capitoli. Per molto tempo, Tolkien fu indeciso sul destino del drago. Inizialmente immaginò che Smaug venisse ucciso da Bilbo nel sonno, ma successivamente decise di impostare la morte del drago durante lo scontro a Pontelagolungo. All'epoca, Tolkien fece vari schizzi a matita per ritrarre il personaggio. Il primo rappresentava il drago durante la conversazione con Bilbo, mentre il secondo rappresentava la morte del drago.
    Smaug è ispirato molto ai caratteri dei personaggi presenti in Beowulf, poema epico molto apprezzato dall'autore. Lo stesso Tolkien, nel 1936, aveva dato una lezione riguardante il poema alla British Academy. Rispecchia un "drago occidentale" e pertanto ha diversi collegamenti con i draghi della letteratura nordica. Douglas A. Anderson ha notato come la morte di Smaug sia simile a quella di Fáfnir, il drago della Saga dei Völsungar apparso nel romanzo epico Beowulf[9] Altri riferimenti alla letteratura nordica si possono trovare nel dialogo tra Smaug e Bilbo, nel quale quest'ultimo si rifiuta di dire il suo vero nome, proprio come fece Sigurd con Fáfnir e Ernest al rospo gigante nella novella Ernest di Edward Knatchbull-Hugessen.
    Tolkien descrive Smaug come una creatura "puramente intelligente". Nonostante questo l'ingegno di Smaug è nulla in confronto al Negromante. Smaug, rispetto agli altri draghi, è uno spirito libero che non obbedisce agli ordini di nessuno; tale caratteristica lo differenzia molto con la figura di Glaurung, il quale era completamente dipendente a Morgoth.
    Il collegamento evidente con Beowulf è accentuato nella scena in cui Bilbo ruba una tazza sul mucchio d'oro di Smaug, che ricorda direttamente una scena simile in Beowulf. In base a questo riferimento, Tolkien ha risposto:

    « Beowulf è tra le mie fonti più considerate; benché non l'avessi consapevolmente in mente durante la stesura, in cui l'episodio del furto deriva naturalmente (e quasi inevitabilmente) dalle circostanze. È difficile immaginare un altro modo di proseguire la storia arrivati a quel punto. Immagino che l'autore di Beowulf direbbe la stessa cosa. »

    Smaug fu il drago più grande e temibile della sua epoca. Ha una personalità affascinante e ha sempre la risposta pronta. Attraverso la sua influenza e le sue parole ciniche e spesso provocatorie, riesce a mettere a disagio i suoi nemici, in particolare Bilbo quando quest'ultimo si ritrova a discutere con il drago. Come ogni drago, anche Smaug non può resistere al fascino di una conversazione enigmatica e di passare un po' di tempo cercando di comprenderla. Proprio per questo rimane molto colpito dai modi di Bilbo Baggins che cerca di parlare con lui e contemporaneamente di trovare qualche suo punto debole. Sebbene sia molto pigro e negli ultimi anni non sia stato avvistato dagli abitanti dell'avamposto più vicino, Pontelagolungo, è particolarmente spietato verso chiunque osi penetrare in quello che considera il proprio territorio.
    La sua pelle non può essere trapassata, né bucata o scalfita da nessun tipo di arma, ed è quindi indistruttibile. Lo stesso Smaug rivela a Bilbo di essere corazzato di sopra e di sotto con scaglie di ferro e gemme dure. In realtà Smaug possiede un punto debole che mostra inconsciamente a Bilbo: una macchia nell'incavo della parte sinistra del petto.
    Smaug o anche Smog, a seconda della traduzione (Lo Hobbit Annotato), nell'anno 2770 della Terza Era distrusse la città di Dale e discese nell'Erebor o Montagna Solitaria, ponendo così fine al regno dei Nani conosciuto come Regno sotto la Montagna, i cui tesori aveva bramato e che accumulò nella sala centrale delle caverne, facendone così il proprio giaciglio. Fra gli oggetti in possesso di Smaug vi erano l'Archepietra (Arkenstone in originale) e diverse cotte di mithril (il fantastico metallo leggero e resistente proveniente da Moria).

    Nell'autunno del 2941, la spedizione di Bilbo e dei suoi compagni nani arrivò nei pressi dell'Erebor, e Bilbo si introdusse segretamente nella tana di Smaug, ma fu scoperto poco dopo: nonostante i beni custoditi dal drago fossero ingenti, Smaug aveva una enorme familiarità con ciascuno di essi e si accorse subito del furto di una coppa (neppure molto voluminosa) da parte di Bilbo; infatti, ogni drago sa perfettamente cosa possiede, soprattutto se lo ha custodito per decenni, non sanno distinguere un manufatto di buona fattura da uno poco pregiato ma conoscono ogni grammo della ricchezza che possiedono.
    Bilbo venne così scoperto e messo alle strette dal drago, ma riuscì comunque a fuggire (non prima di aver scoperto il punto debole del drago, sul lato sinistro dell'addome), così Smaug si infuriò e attaccò la città Pontelagolungo (Esgaroth nell'originale inglese), colpevole di avere aiutato la spedizione dell'hobbit e dei nani.
    Durante l'attacco Smaug venne ucciso da Bard, detto "L'Arciere", che riuscì a colpirlo con una freccia magica tramandatagli dai suoi avi nell'unico suo punto debole della sua panciera/cotta di diamanti: aveva infatti appreso di questo punto debole da un tordo (il cui linguaggio poteva essere compreso dagli appartenenti alla stirpe del Re di Dale, e Bard ne era un discendente), che ne era venuto a conoscenza avendo ascoltato il racconto di Bilbo che raccontava ai suoi compagni del suo incontro con Smaug.
    Smaug viene citato anche ne Il Signore degli Anelli da Gandalf; egli si compiace della scomparsa del drago, che nella guerra di cui si narra nel romanzo si sarebbe certamente alleato con il malvagio Sauron.

    Adattmenti
    Nella versione animata de Lo Hobbit del 1977, Smaug è doppiato da Richard Boone. Questa versione del personaggio si distacca leggermente dalla versione del romanzo. Infatti il personaggio presenta alcune caratteristiche simili ai mammiferi, come pelliccia e canini.
    Nel videogioco del 2003, Smaug è doppiato da James Horan.
    Benedict Cumberbatch (in italiano da Luca Ward) ha doppiato Smaug nelle tre parti della trasposizione cinematografica di Peter Jackson de Lo Hobbit, le cui prime due sono uscite nel 2012 e 2013. Inoltre, l'attore ha prestato i suoi movimenti per Smaug davanti al blue screen, che poi sono stati trasferiti sul personaggio creato con la computer grafica[23]. Guillermo del Toro, dopo aver abbandonato la regia di questi tre film, rivelò l'aspetto che voleva dare a Smaug, definendolo come "una specie di serpente". Inizialmente il drago di Del Toro sarebbe stato lungo e magro, con le ossa delle ali articolate sul dorso e le zampe frontali sproporzionatamente piccole. Nel primo film della trilogia, Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato, non compare mai completamente, ma vengono solo brevemente mostrate immagini del drago, come la coda, le ali e le zampe. Alla fine del film viene inquadrato l'occhio di Smaug, in mezzo all'oro, che si apre. Il drago appare integralmente ne Lo Hobbit - La desolazione di Smaug, dopo il suo risveglio.

    La descrizione dello Smaug di Guillermo del Toro
    Il New Yorker ha pubblicato un lunghissimo articolo-tributo dedicato alla carriera di Guillermo del Toro, realizzato con un insieme di interviste e conversazioni rilasciate dal regista nel corso di mesi e mesi.

    Nell’articolo si parla anche diffusamente dello Hobbit: come sapete, del Toro doveva inizialmente dirigere i due film su produzione di Peter Jackson, ma i numerosi ritardi hanno causato la sua defezione a metà 2010, quando ormai la pre-produzione era in stadio avanzato (almeno per quanto riguarda sceneggiatura, design e sviluppo delle creature).

    Qui sotto vi riportiamo la traduzione dei passaggi dedicati allo Hobbit, che spiegano molto bene il contesto in cui tutto questo è avvenuto, e contengono anche la descrizione dettagliata dello Smaug ideato da del Toro (e che non sarà lo stesso che vedremo nel film). L’immagine che riportiamo è stata realizzata e pubblicata da un lettore del forum di TheOneRing.net.

    CITAZIONE
    I Draghi, mi spiega del Toro, sono la sua creatura mitologica preferita, e lui stava finalmente realizzandone uno: Smaug, il serpentone parlante che assedia il tesoro nel romanzo di Tolkien Lo Hobbit.

    Del Toro, nel progetto più importante della sua carriera, aveva firmato per dirigere due film basati sul romanzo. Il progetto era già stato ampiamente pubblicizzato, ma curiosamente non aveva ancora ricevuto il via libera definitivo. I diritti di produzione dello Hobbit erano infatti condivisi tra la New Line Cinema e la MGM, la quale aveva un debito di ben 3.7 miliardi di dollari e non poteva finanziare nuovi blockbyster. Lo Hobbit sarebbe stato una enorme miniera d’oro, e del Toro era sicuro che i fondi sarebbero arrivati presto. Peter Jackson era produttore esecutivo dei film: dopo che Jackson aveva dichiarato di non avere intenzione di dirigere cinque film ambientati nella Terra di Mezzo, del Toro era stato nominato suo successore. Con la sua estetica particolare, il regista non era propriamente la scelta più scontata per succedere a Jackson, il quale nella sua trilogia aveva inserito i personaggi mitici di Tolkien in ambientazioni molto realistiche. Si poteva temere che i piedi pelosi di Frodo congelassero nella neve: come aveva detto lo stesso del Toro, Jackson aveva ricostruito la Battaglia di Mordor con la stessa precisione della Battaglia di Gallipoli.

    Del Toro aveva descritto il proprio stile come “più operativo”. Parlando di Tolkien, aveva spiegato: “Non sono mai stato un fan del Signore degli Anelli. Lo Hobbit è meno bianco-e-nero. I mostri non sono pura crudeltà, sono anche divertenti, seduttivi, ammalianti. Smaug è un tizio incredibilmente intelligente!”. Il regista, successivamente, aveva spiegato che avrebbe inevitabilmente imposto la propria sensibilità sopra al materiale originale: “E’ come sposare una vedova. Cerchi di rispettare il ricordo del marito morto, ma poi arriva sabato sera… bam.”

    [...] Tra poche settimane avrebbe chiuso il suo magazzino dei cimeli per un po’. Stava preparandosi a partire, con la sua famiglia, per la Nuova Zelanda, dove le riprese dello Hobbit sarebbero iniziate non appena lui avesse finito di progettare decine di costumi e creature.
    Per mesi interi avrebbe lavorato sul drago. “Sarà un drago molto diverso dai soliti”. Mi ha mostrato numerosi sketchbook [...] e si è fermato sull’immagine di una sorta di ascia medievale doppia. “Questo è Smaug”. Era una vista dall’alto: “Vedi? E’ come un’ascia volante.” Del Toro pensa che i mostri dovrebbero apparire trasformati quando vengono visti da un nuovo punto di vista, altrimenti il pubblico perde il senso della sorpresa. Definire le silhouette è il primo passo per progettare bene un mostro, mi ha detto. “Poi inizi a giocare con il movimento. Il passaggio successivo è il colore. E poi, alla fine, si passa ai dettagli. Un mucchio di persone fa l’esatto opposto, e mette insieme un mucchio di dettagli.”

    Poi mi ha mostrato una immagine laterale del drago. Il corpo di Smaug, come lo aveva immaginato Del Toro, era insolitamente lungo e magro. Le ossa delle ali erano articolate sul dorso, dando alla creatura un effetto morbido e scivoloso alla pancia. “E’ più una specie di serpente,” mi ha spiegato.

    Le zampe frontali di Smaug sembravano sproporzionatamente piccole, come quelle di un T Rex. Questo avrebbe permesso al drago di avere un aspetto diverso visto da vicino: la cinepresa avrebbe ripreso i gesti delle “mani” assieme alle espressioni del viso in una inquadratura ravvicinata, evitando le distrazioni delle ali e della coda. Smaug è una creatura volubile e manipolativa, Tolkien spiega che ha una “personalità opprimente”. I suoi occhi, mi ha spiegato del Toro, sarebbero stati “davvero nascosti, quasi scolpiti”. Questo avrebbe creato un senso maggiore del dramma, quando il furtivo Bilbo avrebbe risvegliato la creatura.

    Del Toro voleva essere creativo nell’inserire le ali. “Il design dei draghi può essere diviso in due specie,” mi ha spiegato a un certo punto. La maggior parte aveva le ali attaccate alle zampe superiori. “L’unica altra variazione è quella, anatomicamente sbagliata, della creatura con sei arti: quattro zampe come un cavallo, con due ulteriori braccia per le ali. Ma non esiste alcuna creatura di grosse dimensioni, sulla terra, che abbia sei arti!” Aveva passato molto tempo a progettare draghi che seguissero questi due schemi. Il suo sketchbook presentava un prototipo scartato: “Ora, questo è un drago che abbiamo già visto tutti quanti. Quello che ho aggiunto, erano le zampe da samurai. Non andava bene.”

    smaugs

    Anche le scenografie progettate da Del Toro per Lo Hobbit seguivano l’obiettivo di non presentare materiale già visto prima allo spettatore. Mentre le composizioni di Peter Jackson erano inserite nell’azzurro cielo neozelandese, del Toro aveva intenzione di rimpiazzare il cielo digitalmente, per creare effetti più pittorici. In alcune occasioni, anziché girare in una foresta reale avrebbe girato in teatro di posa, con alberi artificiali che riprendevano le illustrazioni di Tolkien.

    Nel suo diario ho visto molte creature che non erano presenti nell’universo tolkieniano, come un troll corazzato che si chiude a riccio diventando una palla di piastre metalliche. Del Toro mi ha detto che sarebbe stato noioso limitarsi a fare un semplice adattamento. Hellboy, per esempio, nonostante fosse l’adattamento di un celebre fumetto, era pieno di cambiamenti nella storia: e così il demone era diventato un nerd dal carattere burbero e goffo.

    Anche i principali personaggi dello Hobbit avevano il marchio di fabbrica di del Toro. Uno schizzo mostrava il nano Thorin, mostrato in battaglia, che indossava un elmetto surreale ricoperto di spunzoni: “Sono spine [thorn in inglese], d’altronde lui si chiama Thorin.”

    [...] Del Toro mi ha spiegato che è stato “dannatamente doloroso” lasciare la produzione, ma ho la sensazione che aveva trovato più doloroso stare così lontano da Los Angeles. “Mi mancava davvero tanto la mia tana,” mi ha spiegato. [...] Una persona diversa avrebbe apprezzato la vicinanza con le alpi neozelandesi, ma del Toro, un vero e proprio casalingo, raramente aveva lasciato Wellington. Rimanere bloccato in Nuova Zelanda gli ha fatto perdere importanti occasioni a livello creativo. Aveva accettato di lanciare una nuova etichetta di animazione con la Disney, la Disney Double Dare You, che doveva specializzarsi in film paurosi per bambini, ma l’accordo era sfumato durante la sua assenza. La parte più difficile, comunque, è stata “accettare il fatto che qualcun altro avrebbe controllato le tue creature, i tuoi costumi, li avrebbe cambiati o scartati, o li avrebbe utilizzati. Tutte le possibilità erano ugualmente dolorose. Le cose che mi sono lasciato alle spalle sono favolose. Sono davvero innamorato di quelle cose. Avevamo creato una vera e propria esposizione nelle ultime settimane, in vista della visita dei dirigenti degli studios. Avevo imposto un codice di colori al film: c’era una sezione verde, una sezione blu, una cremisi, una d’oro. Nel romanzo c’è un senso molto forte dell’autunno, inverno, estate, primavera durante il viaggio. E quello che ho pensato è stato: non possiamo limitarci a quattro movimenti nei due film, diventerebbe tutto monotono. Così ho pensato di dividerlo, in modo da dare le sensazioni delle otto stagioni che passavano. Una certa area del film era codificata con colori neri e verdi, una cremisi e d’oro. Così, quando esponemmo l’intero film in un’unica, grande stanza, avevamo tutti i costumi, gli oggetti di scena, gli artwork basati sui colori. A vederlo, sembrava uno splendido arcobaleno che dava perfettamente la sensazione che ci sarebbe stato un passaggio davvero bello.”

    Il suo schema di colori, tuttavia, verrà probabilmente abbandonato: “Non credo che molte cose progettate da me rimarranno nel film. Questa è la mia sensazione” Gli verranno restituiti gli artwork? “Spero che mi diano il permesso di fare visita alle sculture delle creature, ogni tanto!” Ma era grato del fatto che non aveva ancora riavuto nulla, sarebbe stato un tormento.

    Al ristorante, mi ha ricordato che il sottotitolo dello Hobbit è “andata e ritorno”. Mi ha detto: “C’è una scena, nella sceneggiatura – non so se la terranno – dove viene chiarito il fatto che lo scopo di tutto il viaggio è che Bilbo sappia di voler essere a casa propria, per poter dire: ‘capisco qual è il mio posto nel mondo’. E’ lo scopo del mio viaggio in Nuova Zelanda.“

    Crediti di © HobbitFilm.it

    Edited by ;Fairytale» - 30/4/2023, 18:01
     
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